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Un romanzo che parla di un delitto, motivo per cui Linley, Deborah e St. James vanno in Cumbria, ma in realtà non c'è nessun delitto. Tutto è imperniato su una famiglia e i loro panni sporchi. Il centro della scena è dominato dalle vicende e soprattutto dai dolori dei protagonisti. Chi si dispera per ciò che ha fatto, chi nasconde ciò di cui ha paura, chi nega l'ovvio. e poi c'è chi fruga nel torbido e sulla base delle proprie esperienze personali tira conclusioni non sempre esatte su ciò che ha scoperto. In questo trovo tutta l'ablità della George. inserire molti personaggi ognuno dei quali ha una propria personalità ben distinta, ognuno dei quali ha un senso preciso nella trama. Come sempre ogni figura è ben delineata e incastrata perfettamente con le altre, niente è di troppo.
Lo stile della George è sempre inconfondibile, la suspance di ogni pagina, i continui colpi di scena, la capacità di intrecciare diverse storie, la descrizione delle personalità, i dialoghi diretti e introspettivi, le descrizioni psicofisiche (efficacissima la descrizione di Alatea intrappolata nella nebbia). Il punto dolente è la trama inconcludente. L'ispettore Linley verrà chiamato per un' indagine che, non solo confermerà che non vi è un delitto, ma soprattutto non dovrà fare nulla per scoprire alcunché, in quanto i personaggi si smascherano a vicenda e ad indagare sono un giornalista e la coppia di amici, che lo seguiranno in questo viaggio in Cumbria (così l'avrei saputo fare anche io il detective). Per i miei gusti anche il soggetto è squallido, tra pedopornografia e travestiti. Forse la bravura della George arriva fino a questo punto: farti attaccare al libro con un giallo senza delitto!
bello
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