L'autore fa un'interessante analisi degli sviluppi politici dell'Europa centrale (in particolare quella del cosiddetto gruppo di Visegrád) negli ultimi 30 anni circa. L'analisi, stimolante e attenta, parte dal secondo dopoguerra e arriva alla crisi dei regimi democratici con l'emergere dei populismi, inserendo questi fenomeni in una più ampia prospettiva sia storica sia di relazioni e reciproci influssi internazionali. Il libro però risente della sua natura di raccolta di articoli comparsi su varie riviste europee negli ultimi 15 anni circa, finendo per essere in varie occasioni ripetitivo e ridondante: una complessiva revisione avrebbe potuto ridurre il testo di almeno un terzo delle pagine senza perdere nulla dei contenuti.
Senza il muro. Le due Europe dopo il crollo del comunismo
L’Europa dell’Est, dopo l’89, imitò un modello entrato poi in una profonda crisi. E ora, come il resto del mondo, è anch’essa alle prese con la ricerca di un nuovo paradigma democratico. Ricordare il crollo del Muro a distanza di trent’anni impone di fare i conti con le difficoltà e il futuro dell’Europa.
Il crollo del Muro di Berlino nel novembre del 1989 fu al tempo percepito da alcuni come tragica fine di un’illusione, da altri come avvio di un processo di liberazione dei paesi dell’Est dal comunismo, che si sarebbe concluso nel dicembre 1991 con la dissoluzione dell’Unione Sovietica. A distanza di trent’anni è giunto il tempo di guardare a quanto accadde nell’89 nell’Europa dell’Est, considerandolo non come un evento epocale conchiuso ma come un processo, i cui antecedenti rimontano al 1956 polacco e ungherese e le cui conseguenze si prolungano fino a oggi negli equilibri politici di quei paesi e non solo. Il crollo del Muro ha assunto negli anni molteplici valenze simboliche: rivoluzione anti-utopica, emblema di una transizione non violenta alla democrazia, ma anche momento fondativo del mondo globalizzato. Jacques Rupnik esplora queste possibili letture e solleva la domanda sugli esiti di quel processo, che sembrava aprire a un mondo democratico senza confini, incarnato dall’Europa unita, e invece ha avuto quale esito nuovi confini, nuovi muri e diffuse chiusure nazionalistiche. Dai saggi raccolti in questo volume emerge la parabola dei tre processi che da quel fatidico ’89 si sono innescati: dalla transizione democratica a sintomi evidenti di «stanchezza» della democrazia, con classi dirigenti logorate e cittadini disillusi; dalla trasformazione economica alla crisi del modello del libero mercato; dall’idea di una «democratizzazione attraverso l’europeizzazione» alla scoperta drammatica dei limiti geopolitici del potenziale di trasformazione della governance europea.-
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Anno edizione:2019
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Salford 24 febbraio 2023Interessante ma farraginoso.
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