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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2020
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"Liquirizia": titolo curioso per un libro che parla di guerra, ho pensato quando me lo sono ritrovato tra le mani. In realtà Claudio Loreto ha voluto narrare anche - e soprattutto -una toccante storia d'amore, sbocciata tra un sottotenente e una soldatessa nemici nel pieno della spaventosa battaglia di Stalingrado. Lo scontro/incontro tra i due giovani durante quei ferocissimi combattimenti inoltre riporterà alla luce un'altra sorprendente vicenda, alla quale sia Giuliano sia Tanja - questi in nomi dei protagonisti - sono a loro insaputa incredibilmente collegati. L'epocale scontro che mutò il corso della II Guerra Mondiale in Europa e che fa da magistrale "cornice" al racconto è descritto minuziosamente, ma al tempo stesso con abile sintesi: preziosissima dunque per chi poco o nulla sa di quella immane tragedia, essa lascia ampio respiro alla vicenda umana dei due ragazzi, alle loro emozioni, paure e speranze; a una "storia" che non può che interrompersi allorché i tedeschi (e con essi la manciata di italiani trovatisi intrappolati nella città sul Volga) capitolano ai russi; e che, tuttavia, è troppo "grande" perché non possa segnare per sempre la vita dei due giovani. Testimone e al tempo stesso strumento del loro impossibile sentimento, nato tra l'orrore, è "Liquirizia", l'orsacchiotto di stoffa di Tanja bimba che la sovietica porta adesso con sé dentro lo zaino nel corso della guerra (da qui il dolce titolo del romanzo). Mi sono ritrovato così a leggere molte pagine pulsanti di intensa e malinconica tenerezza, ma soprattutto di amore profondo, che spingono a confidare che anche nei momenti più cupi e di agghiacciante disillusione la parte migliore dell'Uomo può riemergere ed affermarsi. E così per chi, come me, da ragazzino ha toccato con mano i dolori di quella guerra mondiale e ora prova brividi di fronte alle incertezze e ai pericoli dell'attuale fase storica, la delicata favola di Giuliano e Tanja, oltreché appassionarmi, mi ha come rincuorato. E la frase finale del racconto (che, dato lo stile sciolto dell'autore, si legge tutto d'un fiato) ha addolcito il mio pessimismo di lungo testimone del tempo. Una lettura, insomma, che è decisamente valsa il tempo dedicatole.
"Liquirizia": titolo curioso per un libro che parla di guerra, ho pensato quando me lo sono ritrovato tra le mani. In realtà Claudio Loreto ha voluto narrare anche - e soprattutto -una toccante storia d'amore, sbocciata tra un sottotenente e una soldatessa nemici nel pieno della spaventosa battaglia di Stalingrado. Lo scontro/incontro tra i due giovani durante quei ferocissimi combattimenti inoltre riporterà alla luce un'altra sorprendente vicenda, alla quale sia Giuliano sia Tanja - questi in nomi dei protagonisti - sono a loro insaputa incredibilmente collegati. L'epocale scontro che mutò il corso della II Guerra Mondiale in Europa e che fa da magistrale "cornice" al racconto è descritto minuziosamente, ma al tempo stesso con abile sintesi: preziosissima dunque per chi poco o nulla sa di quella immane tragedia, essa lascia ampio respiro alla vicenda umana dei due ragazzi, alle loro emozioni, paure e speranze; a una "storia" che non può che interrompersi allorché i tedeschi (e con essi la manciata di italiani trovatisi intrappolati nella città sul Voga) capitolano ai russi; e che, tuttavia, è troppo "grande" perché non possa segnare per sempre la vita dei due giovani. Testimone e al tempo stesso strumento del loro impossibile sentimento, nato tra l'orrore, è "Liquirizia", l'orsacchiotto di stoffa di Tanja bimba che la sovietica porta adesso con sé dentro lo zaino nel corso della guerra (da qui il dolce titolo del romanzo). Mi sono ritrovato così a leggere molte pagine pulsanti di intensa e malinconica tenerezza, ma soprattutto di amore profondo, che spingono a confidare che anche nei momenti più cupi e di agghiacciante disillusione la parte migliore dell'Uomo può riemergere ed affermarsi. E così per chi, come me, da ragazzino ha toccato con mano i dolori di quella guerra mondiale e ora prova brividi di fronte alle incertezze e ai pericoli dell'attuale fase storica, la delicata favola di Giuliano e Tanja, oltreché appassionarmi, mi ha come rincuorato. E la frase finale del racconto (che, dato lo stile sciolto dell'autore, si legge tutto d'un fiato) ha addolcito il mio pessimismo di lungo testimone del tempo. Una lettura, insomma, che è decisamente valsa il tempo dedicatole.
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