Il racconto è avvincente. Una spy story romana che sembra uscita dalla fantasia di un giallista o un romanziere americano. Invece la scrittura fluida e avvolgente ti porta dentro un fatto vero, reale, con nomi di persone esistenti e vicende accadute e poco conosciute. Una storia di ricatti che intreccia la politica, la magistratura, la mafia e la malavita. Tutto parte nel 1999 dal furto al caveau della banca di Roma nel tribunale della Capitale. Qui entra Massimo Carminati, definito oggi il capo di mafia Capitale, che fa aprire in base ad una lista di cassette, solo quelle segnate che corrispondono a magistrati e avvocati tutti collegati a misteri italiani e a processi importanti. Un furto su commissione che serve per ricattare qualcuno. La ricostruzione che fa Abbate è bellissima e forte perché suffragata da documenti mai conosciuti prima che ci fanno molto riflettere sul potere di queste persone che hanno in pugno la Capitale. E poi c'è il giornalismo d'inchiesta. Spiegato benissimo e illustrato nei suoi particolari. Il pilastro di questo racconto. Un libro da leggere e consigliare.
La lista. Il ricatto alla Repubblica di Massimo Carminati
Luglio 1999: Massimo Carminati svuota il caveau della banca all'interno della città giudiziaria di Roma. Un'azione spettacolare: un commando riesce a saccheggiare in tutta calma alcune delle cassette di sicurezza della banca più sorvegliata d'Italia, senza sparare, senza forzare neppure un lucchetto, senza far scattare il doppio sistema d'allarme. Un colpo da 18 miliardi, ma Carminati, allora sotto processo per l'omicidio Pecorelli, non cerca i soldi. Ha in mano una lista di 147 cassette di sicurezza di magistrati, avvocati, funzionari alcuni connessi con i più grandi misteri d'Italia: dalla strage di Bologna alla P2, dal delitto Pasolini all'omicidio Pecorelli, dalla Banda della Magliana a Cosa nostra. Diciotto anni dopo, Lirio Abbate ha trovato le prove dell'esistenza di questa lista e racconta chi erano i derubati e come Carminati è riuscito a impossessarsi di documenti scottanti per ricattare magistrati. Perché il colpo al caveau segna nella storia criminale di Roma un cambio di marcia irreversibile, per i modi con i quali viene messo a segno, i risultati ottenuti e il movente: un grande ricatto allo Stato e alla Giustizia. C'è un filo nero che riconduce tutte le vittime del colpo a delitti, stragi, poteri occulti e misteri ancora aperti in una spy story alla romana, dove i protagonisti assomigliano a personaggi della commedia all'italiana: Gnappa, il Mago delle vedove, il Mostro, il Prete, Mollica, Sbirulino e il Cassiere. E invece è una realtà che va raccontata per la valenza simbolica del luogo violato e per l'inquietante capacità di penetrazione corruttiva che può arrivare fin dentro le istituzioni. Confermando ancora una volta che sul ricatto si fondano molte storie politiche del nostro Paese.
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