Loma

L’enigmatico debutto dei Loma sembra magnificamente alla deriva nel tempo e nello spazio. È un album che porta l’ascoltatore in luoghi dove non è mai stato, con un’inaspettata sicurezza nella forza delle proprie visioni. Sebbene sia stato registrato in una strada polverosa del Texas rurale, non ci sono legami con il paese: dalle prime, ariose note di ‘Who Is Speaking?’ al coro decadente di ‘Black Willow”, i Loma creano un ipnotico mondo a sé stante, dove foglie fruscianti, bassi sfocati, cani affannosi, piano ben realizzati, e un selvaggio ensemble di percussioni fanno da solida cornice alla evanescente voce di Emily Cross. Emily è una presenza definita e forte in tutto il disco, anche tra le pulsazioni di ‘Relay Runner’, le affrettate batterie di ‘Dark Oscillations’ e la galoppante ‘Joy’: in tutti i brani, compresi ‘Shadow Relief’ e l’angosciante ‘I Don’t Want Children’, è una spavalda alleata che nuota tranquillamente accanto a noi contro questa potente risacca. “Loma” è accattivante ma al tempo stesso meravigliosamente indipendente, come un sogno che rimane con noi durante tutto il giorno. C’è un qualcosa che farà felici gli amanti di Nina Nastasia o i Broadcast, ma anche Linda Thompson, The Silver Apples – e persino i primissimi Pink Floyd. Ma più di tutto, questo interessante e misterioso album segna l’arrivo di una band i cui primi passi sembrano già senza tempo.