Luce del verbo impazzire - Antonio Bux - copertina
Luce del verbo impazzire - Antonio Bux - 2
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Letteratura: Italia
Luce del verbo impazzire
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Descrizione


Antonio Bux con "Luce del verbo impazzire" affronta alcune questioni legate all'esistenza e alla conoscenza. Proprio il tratto luministico e quello temporale, che troviamo nel titolo, associati a un verbo multiforme come 'impazzire', restituiscono la fluidità e la complessità nelle quali l'Io viene a dialogare con se stesso e con gli altri. C'è un forte tono chiaroscurale nei versi di Bux, una oscillazione tra l'oggettività o la carnalità dello stare al mondo e la possibilità di trovare in questa stessa condizione qualcosa che vada oltre gli elementi indicati: «La luce ha del futuro il segno / sottinteso nella carne». Il riferimento ad una tensione gnoseologica è necessario, si evince in più luoghi, ma con ogni probabilità trova la sua realizzazione più evidente nell'opposizione tra "vedere" e "non vedere". C'è in ogni testo una sorta di duplicità, di fronte alla quale il poeta reagisce in più modi, ora sottolineando la distanza della sua parola dal mondo, ora testimoniando che quella stessa parola è parte consustanziale di sé. Ne consegue che il silenzio è l'unica vera esistenza. In tale alveo si sviluppa una solida coscienza della vita e della morte, due estremi, o forse due facce della medesima medaglia, con i quali quotidianamente l'uomo si confronta. La consapevolezza di questa sottile linea, sulla quale si sta, coinvolge anche la dimensione figurativa della silloge, come si può evidenziare dalle occorrenze della parola "mare" che condensa il concetto dello "stare sul limite" proprio quando entra in associazione con il "cielo". Bux ci fornisce un percorso sulla friabilità del tempo, una poesia che affonda le radici nel pensiero contemporaneo, ma al contempo nella dimensione frastagliata di ognuno di noi. (Giuseppe Manitta)

Dettagli

102 p., Brossura
9788832744767

Conosci l'autore

Foto di Antonio Bux

Antonio Bux

1982, Foggia

Antonio Bux è un autore italiano. Ha pubblicato, tra gli altri, Trilogia dello zero (Marco Saya 2012), Naturario (Di Felice 2016), Sasso, carta e forbici (Avagliano 2018), La diga ombra (Nottetempo 2020) e Gemello falso (Avagliano 2022). In spagnolo ha pubblicato 23 – fragmentos de alguien (Buenos Aires 2014), El hombre comido (Buenos Aires 2015), Saga familiar de un lobo estepario (Toledo 2018) e in dialetto foggiano le sillogi Lattessànghe (2018) e Ki uarde e nun uarde (2022). Come traduttore ha curato vari volumi, tra i quali Finestre su nessuna parte di Javier Vicedo Alós, Bernat Metge di Lucas Margarit e Contro la Spagna e altri poemi non d’amore di Leopoldo María Panero. Redattore della rivista «Avamposto», ha fondato e dirige il blog...

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