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Più che identificare la differenza sostanziale tra uomo e macchina, l'opera lascia grande spazio alla domanda "cos'è reale?" e di conseguenza al dilemma "L'uomo può essere ingannato?". Più l'attesa sembra far scattare la scintilla della speranza – speranza di una nuova notizia – più sarà facile agganciare un uomo a una nuova idea come mezzo salvifico. L'uomo diviene perciò una cosa che insegue, più che un bersaglio seguito da una "cosa": i cacciatori di taglie ne sono il perfetto esempio; gli androidi non vedono l'essere umano come essere superiore ed è questo che alla fine li conduce allo spegnimento eterno. Ma vivere venticinque volte più di un androide sembra quasi una condanna, o forse un modo per placare l'animo dal commettere reati. In fondo, passare più tempo in un mondo sommerso dalla palta non è un lusso; tutto ciò contrapposto ai quattro anni di vita di un robot, il quale non ha problemi a rischiare tutto pur di salvare il suo stesso programma. La loro salvezza, tuttavia, è sempre legata a chi li ha creati: necessitano di un umano per fuggire dalla colonia e hanno bisogno di trovarsi a stretto contatto con altri umani per mimetizzarsi. Si pone dunque la questione dell'androide (cosa priva di empatia) bisognoso del contatto con l'altro (vivo) non per una ricerca affettuosa, bensì il suo programma lo richiede per continuare a funzionare. La sua ribellione è vuota, non è spinta dal desiderio come può esserlo la fuga per un essere umano, che al contrario può trovarsi davanti una via d'uscita ma decidere di restare nella sua prigione. La sua è una ribellione meccanica e derivata da tutto ciò che l'uomo prova, vede e sente. Anche il modo di arrendersi, tanto odiato da Rick, è immediato, calcolato... la pelle si fa subito gelida e lo sguardo spento. Rick invece si trova devastato, stanco ma con una forza inconscia che lo smuove non sapendo o trovando a volte il perché: l'uomo può sbagliare e continuare a credere di essere nel giusto per un momento; la macchina non può farlo, piuttosto si spegne, si annulla. Eppure non sono pochi i tentativi del cercare una somiglianza, al punto da arrivare a provare empatia con un oggetto. Tuttavia si tratta del medesimo meccanismo della fusione con Mercer: anche se si trattasse di una grande truffa, ciò che prova un uomo è sempre reale. Non notiamo l'errore perché guardiamo "da vicino", troppo da vicino, e possediamo concetti soggettivi che ci rendono fallibili, attaccati ai nostri istinti e, più teneramente parlando, attaccati ai nostri sentimenti che confondono i pensieri della mente. La risposta è che, sì, l'uomo può essere facilmente tratto in inganno, ma è interessante notare come quella freddezza presente negli androidi sia riconoscibile. Essi farebbero esplodere l'intera Terra se ciò gli permettesse la loro sopravvivenza. L'essere umano, invece, cerca una risposta anche nell'Oregon sommersa dalle macerie. Egli cerca l'altro anche dove l'altro non c'è.
"Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" é il grande capolavoro di Philip K. Dick da cui Ridley Scott ha tratto il film Blade Runner. Il racconto è ambientato in una San Francisco cupa e desolata dopo la Guerra Mondiale che ha portato all'estinzione degli animali e ha decimato la popolazione umana. Gli animali sono stati sostituiti da copie realistiche mentre le copie umane sono utilizzate per il lavoro nelle Colonie e sono bandite dalla Terra. Il protagonista Rick Deckard ha il compito di inseguire e ritirare i replicanti che si mimetizzano tra la popolazione. L'ultima missione all'inseguimento di un gruppo di essi considerati pericolosi gli farà sorgere dubbi sul suo compito. Questo romanzo é un capolavoro della letteratura che induce a riflettere attentamente sul futuro dell'umanità.
Devo confessare che non conoscevo Dick, per cui per me è stata una vera rivelazione, è mia ferma intenzione proseguire nella scoperta. Il libro è senz'altro un ottima lettura di fantascienza ricco di colpi di scena e mi ha tenuta incollata, non vedevo l'ora di arrivare alla fine. Non mi piace parlare della trama perchè per me si perde il gusto della scoperta. Ma sicuramente è molto ben scritto e sicuramente un must per gli appassionati del genere e non.
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