A volte, guardando coetanei ben meno titolati di me guadagnare cifre folli svolgendo lavori che "la gente" etichettava come umili, mi domando se davvero la mia (e di tanti altri) scelta di andare avanti negli studi sia stata davvero azzeccata. Con questo spirito ho acquistato il libro scritto da Veronica Fabbro, trovando moltissime conferme alle mie convinzioni, supportando il suo pensiero con dati statistici che confermano ciò che avevo solo avuto modo di percepire. E' un libro che dovrebbero far leggere nelle università, perché, se davvero si è convinti di un modus operandi, non si dovrebbero temere le opinioni (in senso lato, visto che il libro parla di dati, non di teorie) divergenti. Lo stile è da pura inchiesta e dopo un'attenta analisi al mondo universitario e alla sua volatilità, non risparmia nemmeno quello politico con le sue riforme fatte più per compiacere l'opinione pubblica che per proporre una reale soluzione ad un problema.
Malauniversità. L'Accademia dei falsi miti spiegata ai non addetti ai lavori
Nonostante il lascito plurisecolare, ancor oggi l'università rappresenta un'entità chiusa, ermetica e incomprensibile ai più, fonte d'innato timore reverenziale da un lato, crogiolo oscuro di vizi e virtù dall'altro. Baronie, fuga di cervelli, discriminazioni sociali, ma anche familismo, precariato e burocrazia esasperante: i mille volti dell'Accademia non sono che il riflesso di quelle storture che puntellano il Belpaese, paralizzandolo. Ma cosa si cela dietro all'apparente facciata di rispettabilità cui tutti si rifanno qualora si parli di universo accademico? Col supporto di dati documentati e lo sguardo di chi ha sperimentato la vita d'ateneo in ogni suo aspetto, Malauniversità svela pregiudizi e velleità che informano il concetto di "università" presso l'opinione pubblica nostrana, smantellandone le credenze più comuni. In un contesto caratterizzato dalla più bassa percentuale di laureati in rapporto alla popolazione, Malauniversità indaga tentando di scovare le cause del declino dell'Accademia italiana, quelle stesse criticità da cui dovrebbe partire il suo radicale ripensamento. Perché soltanto un'Università rinnovata può emancipare lo Stivale dalla crisi economica, culturale e valoriale in cui annaspa inerte. Perché si comprenda che la quintessenza del progresso risiede nel fattore più democratizzante e potente di tutti: la conoscenza, ultimo baluardo di civiltà.
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Anno edizione:2016
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