Questo libro è stata una piacevole e interessante scoperta, il diario di un’inviata di guerra, all’interno del quale i diversi paesi e regioni del mondo visitati prendono forma attraverso il racconto dell’autrice. Una scrittura autentica e sincera, in cui i diversi teatri di guerra scorrono lentamente, dall’Algeria alla Somalia, dal Pakistan all’Iraq. Spesso le condizioni di vita in queste terre sono state difficili e l’autrice non si è risparmiata per amore del proprio lavoro e del desiderio di fare informazione. Tra i più interessanti ho trovato i capitoli della Somalia, in cui la Sgrena descrive una nuova ipotesi dietro l’assassinio di Ilaria Alpi, e quello dell’Iraq in cui la giornalista ripercorre il periodo del suo sequestro.
Me la sono andata a cercare. Diari di una reporter di guerra
«Se una giornalista torna in una bara da un paese in guerra, sicuramente sarà stata uccisa perché aveva fatto uno scoop, se invece dopo essere stata rapita torna a casa viva, beh, allora se l’era andata a cercare».Giuliana Sgrena se l’è andata a cercare raccontando la violenza e la sopraffazione nei più importanti conflitti degli ultimi trent’anni, dando al giornalismo di guerra anche un punto di vista femminile.
Giuliana Sgrena è stata per quasi trent’anni inviata speciale in tutti i maggiori conflitti: dall’Algeria all’Iraq, dalla Somalia all’Afghanistan, dalla Siria all’Eritrea. I suoi articoli hanno raccontato un mondo dove la guerra stava tornando a essere non più un’eccezione ma la normalità. Dove regimi autoritari reprimevano e violentavano i propri popoli, dove gli stati fallivano, dove gli interventi di peacekeeping dei paesi occidentali si risolvevano in fallimenti e fughe precipitose. Si è esposta in prima linea per svelare le grandi falsificazioni dei governi e dei giornalisti embedded: dalle violenze commesse da chi avrebbe dovuto esportare la democrazia ai traffici osceni che ogni guerra porta con sé. A emergere in questo libro sono soprattutto gli incontri con donne e uomini straordinari, o il ricordo di colleghi, come Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli, che hanno pagato con la vita la loro volontà di testimonianza. E, naturalmente, c’è il peso che tutto questo lascia nella propria esistenza: per Giuliana soprattutto il rimorso per la morte di Nicola Calipari, colui che l’aveva liberata dal sequestro di un gruppo islamista in Iraq e che venne ucciso da un soldato americano sull’auto che li stava portando all’aeroporto di Baghdad. Per anni, alla sindrome del sopravvissuto si è accompagnata l’accusa, da parte del mondo tutto maschile del giornalismo di guerra, di ‘essersela andata a cercare’, perché una donna non avrebbe dovuto essere lì. E questo libro è proprio la rivendicazione, con orgoglio, di una vita spesa – da donna – in prima linea.
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Anno edizione:2025
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Newyorker 06 settembre 2025Una scoperta interessante
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