La messa dei villeggianti - Mario Soldati - copertina
La messa dei villeggianti - Mario Soldati - 2
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Letteratura: Italia
La messa dei villeggianti
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Descrizione


Testi sosperi tra l'elzeviro, l'invenzione narrativa, la cronaca e il diario, che tratteggiano i personaggi più vari.

«Fra gli scrittori del Novecento italiano, Soldati è l'unico che abbia amato esprimere, costantemente e sempre, la gioia di vivere. Non il piacere di vivere, ma la gioia»Natalia Ginzburg

Una fauna variegata popola questi trenta racconti, pubblicati nel 1959, che restituiscono con l'acume caratteristico della penna di Mario Soldati un ritratto indimenticabile e sfaccettato della vita di provincia e dei suoi singolari tipi psicologici. L'ambientazione tra il lago d'Orta e il lago Maggiore trasmette tutto l'amore dell'autore per questi paesaggi dai ritmi lenti dove si coltiva il gusto del buon vivere: per il cibo, il vino, la convivialità, la musica, le donne. Ma anche un profondo interesse per l'arte di viaggiare e i luoghi, che siano vagoni letto, autostrade padane o alpine, città o boschi, in una continua ricognizione di una o più identità possibili. Testi sospesi tra l'elzeviro, l'invenzione narrativa, la cronaca e il diario, che tratteggiano i personaggi più vari: operai, ragazze cittadine e di campagna, scrittori, calciatori, pittori, anziane inglesi, registi, modelle, ristoratori, direttori d'hotel, religiosi – tra cui un cardinale – e molti altri.

Dettagli

11 settembre 2019
256 p., Brossura
9788845295126

Conosci l'autore

Foto di Mario Soldati

Mario Soldati

1906, Torino

Scrittore e regista italiano, Mario Soldati, dopo avere insegnato negli Stati Uniti, torna in Italia nel 1931 e intraprende la carriera di scrittore e di sceneggiatore (collabora alla stesura delle commedie La tavola dei poveri, 1932, di A. Blasetti e Il signor Max, 1937, di M. Camerini). Dopo alcune coregie, debutta da solo dietro la mdp con Dora Nelson (1939), sofisticato esempio di cinema dei «telefoni bianchi». Il suo cinema è ricco dal punto di vista figurativo e si distingue da buona parte delle produzioni italiane del periodo per la ferma attenzione che il regista pone al paesaggio, da lui visto non come parte ma come sostanza del racconto: in questo senso due opere come Piccolo mondo antico (1941) e Malombra (1942) rappresentano le vette di quel cinema poetico e...

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