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Anno edizione: 2008
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Secondo romanzo che leggo di Paasilinna e cosa dire, se non che non delude mai e ho molta voglia di iniziare un altro suo titolo. Questa volta il tema della religione si accompagna (come sempre nella sua narrativa) alla convivenza con gli animali. Del resto, dove si trova maggiormente il senso della vita, se non nella natura? Ironico, divertente, leggero, surreale, fiabesco, da leggere
La storia di un uomo che va controcorrente, un pastore luterano che insieme al suo amico orso si avventura in una Odissea alla Cervantes, dove l'orso diviene Sancio Panza e il pastore Don Chisciotte, tra 'guerre di religione', naufragi e osservazioni del cosmo. È una storia di realismo grottesco nella piena tradizione europea di Rabelais, un elogio di chi va controcorrente, di chi non si preoccupa d'essere originale (come può non esserlo un pastore che ha perso la fede, che vive con un orso, ascolta i suoni del cosmo e pratica il lancio del giavellotto in verticale all'interno di pozzi asciutti?). Un romanzo che conferma ancora una volta l'incredibile originalità di Paasilinna
A parte una curiosa occhiata sul mondo finlandese, che ci appare così lontano (quando invece poi troppo non lo è), questo libro offre una gran varietà di emozioni al lettore. Si passa dal cinismo sopraffino, a episodi esilaranti, fino ad arrivare a riflessioni disincantante sulla vita, offerte dall'esempio di questo uomo di mezz'età in crisi, con la moglie come con la vita intera, pastore lontano dalla fede che l'aveva infiammato da giovane e forse un po' anche dalla razionalità, naufrago nelle braccia di una giovane interessata al suo orso. Sì perchè altro protagonista di questa storia è proprio un orso, che il reverendo Oskari porta con sè e accudisce come un figlio, pensando sempre di liberarsene (è troppo grosso, è troppo faticoso occuparsene, è troppo un ORSO), ma finendo inevitabilmente per ospitarlo nella prossima camera d'albergo. In una parola, un romanzo agrodolce. Merita.
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