Il mio nome è Nedo Ludi - Pippo Russo - copertina
Il mio nome è Nedo Ludi - Pippo Russo - 2
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Letteratura: Italia
Il mio nome è Nedo Ludi
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Descrizione


Estate 1989. Nel calcio italiano imperversa la guerra di religione fra Uomo e Zona. Nedo Ludi, stopper 28enne dell'Empoli reduce dalla migliore stagione della sua carriera, scopre che la sua squadra è stata affidata a un allenatore sacchiano. È l'inizio della sua fine. Come ogni stopper che stenti a adeguarsi alla Zona, Nedo si accorge presto di essere giudicato darwinianamente inadatto dal nuovo allenatore. Coglie anche di trovarsi dentro un mutamento che sta facendo del calcio una cosa a lui irriconoscibile, nel mezzo di un paese calato dentro la sua ultima, rampante ondata di modernizzazione. Animato dal mito della rivolta dell'uomo contro la macchina industriale, Nedo organizza una congiura contro la Zona.

Dettagli

7 febbraio 2006
455 p., Brossura
9788884908599

Valutazioni e recensioni

  • PAOLA FERRERO

    Questo libro parla di amore e tradimenti. Non in modo convenzionale, certo. Se leggete la sinossi non vi sembrerà affatto così, ma ho un modo mio di leggere le cose e di trovarci dentro qualcosa che non si vede subito. Non che si possa fare con tutti i libri, no. Nedo Ludi è uno stopper, un professionista ormai ventinovenne. Poche e semplici cose, certezze, abitudini regolano la sua vita ed ecco che con il cambio di allenatore il suo mondo inizia a sgretolarsi. A nulla serve sapere che la sua azione decisiva nell’ultima partita della stagione precedente ha salvato la squadra dalla retrocessione. Deve adeguarsi al nuovo sistema, al “progetto”, o soccombere. Solo che non ce la fa. Gli schemi, le linee, il nuovo gioco non riesce proprio a farli suoi. Giorno dopo giorno si rende conto di essere inadatto. A nulla è servito tutto il suo amore per il gioco, per la squadra, per quella vita per cui ha fatto sacrifici ogni giorno. A nulla. Il calcio lo ha tradito. La squadra lo ha tradito, adattandosi ed escludendolo domenica dopo domenica. La vita che pensava di avere costruito non esiste più. Lui e altri come lui, che hanno vissuto solo per giocare, forti delle loro capacità. Sono tutti inutili. Nedo ha i suoi genitori. Gente semplice con un lavoro umile e con ideali ben chiari in mente. Non capiscono bene la vita del figlio, ma lo amano. Anche il loro mondo sta per crollare, tra la crisi del polo industriale della zona e l’incapacità del sindacato di reagire alle difficoltà e alle pressioni; tra il crollo del muro di Berlino e i cambiamenti in quello che era il “loro partito”. Niente più comunisti, niente più falce e martello, niente più certezze. A nulla è servito credere. Fabbrica, sindacato, partito, vita. Abitudini che devono cambiare. La vita stessa che li tradisce. Nedo ha Carla, da sempre. Un rapporto libero, ognuno preso dai suoi progetti e impegni. Nessun legame formale. Due giovani che “si frequentano” quando hanno voglia di stare insieme. Regole e decisioni prese all’inizio e che non sembrano pesare. Fino a quando per Nedo non comincia a crollare tutto e Carla gli sembra assente, scivolata altrove senza pensare a lui. Certo, dopotutto il loro rapporto era chiaro. Tutto stabilito e collaudato, solo che … le cose cambiano. Quello che un tempo funzionava non funziona più e a nulla servono le “storielle” di contorno che Nedo ha sempre avuto – come Carla d’altronde – perché rendersi conto che lei non c’è è un imprevisto che fa solo aumentare la rabbia. A nulla serve tentare di cambiare le cose. La vita ha tradito Nedo, tutto quello che lui amava è come se gli avesse voltato le spalle e lui non riesce a fare altro che cominciare a tradire. Non che non lo avesse già fatto in precedenza, magari inconsapevolmente come con Eleonora – la fidanzatina al paese scioccata dalla prima esperienza con Nedo – o più “tanto per fare” come con Carla. Solo che Nedo non ha armi abbastanza affilate e certi cambiamenti non si possono arrestare. La vita ha i suoi percorsi, tradisce le nostre aspettative anche quando noi ci mettiamo dentro tutta la passione del mondo. Anche quando amiamo senza riserve o non siamo capaci di comprendere quanto importanti siano le “cose” che abbiamo. Quando ci manca quella consapevolezza che la vera passione impedisce. Quando pensiamo che tutto resterà come è sempre stato, confortati dalle sicurezze e dai successi. Quando, presi da rabbia, orgoglio o pregiudizio, buttiamo via le occasioni di felicità. O per paura, anche, ma questa è un’altra storia. Quindi sì, “Il mio nome è Nedo Ludi” parla d’amore e tradimenti. Anche nell’epilogo. Il mondo che cambia, l’aspetto e la sostanza. La vera storia si nasconde qui. Il vero tradimento è quello dei sentimenti inespressi, dell’incapacità di cambiare quel tanto che basta a essere felici. Se non siamo in grado di farlo, il salto, resta tutta la tristezza del rimpianto. E le conseguenze che per forza di cose coinvolgono chi ci sta accanto.

  • Il mio nome è Nedo Ludi. La cosa negativa di questo libro è che parla di calcio ed io lo detesto. La cosa positiva, però, è che l’autore me l’ha fatto piacere svelando dei retroscena che non mi sarei mai sognato che esistessero. È la storia del calciatore Nedo Ludi che non si vuole adattare al nuovo calcio, in cui le individualità sono oppresse dagli schemi di zona. Lui sta vivendo sulla sua pelle il colossale cambiamento dello sport italiano, cosa che coincide tra l’altro con il cambiamento dell’economia nazionale. Siamo alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90, le piccole aziende della grande produzione di qualità, in altre parole il Made in Italy, possono decidere tra dislocarsi in paesi in cui la mano d’opera è a un basso costo oppure unirsi in una produzione industriale dozzinale che non punta più alla qualità ma ai numeri. Occhio ragazzi, perché ci troviamo di fronte a un romanzo dal forte retrogusto anarchico e l’autore a mio avviso ha avuto un colpo di genio nello scegliere il calcio, lo sport popolare per eccellenza, al fine di denunciare la presa del potere da parte di ciarlatani, di persone che non sono quel che pretendono di essere ma lo sanno apparire alla grande (e qui c’è una certa eco de “la società dello spettacolo” di Guy Debord). Nedo Ludi è uno con il quale “bisogna parlare potabile” perché non è propriamente un pozzo di scienza, anzi ha l’approccio tipico del contadinotto di provincia che al mercato in città non appena sente qualcuno parlare difficile subodora qualche fregatura. Quanti venditori di pozioni magiche abbiamo visto in questi ultimi anni! Nedo Ludi va nel panico quando il suo allenatore parla del progetto. Lui non riesce a capire cosa l’allenatore intenda con quella parola. Come ogni buon operaio, cerca di adattarsi al cambiamento e dà il meglio di sé, ma nonostante ciò va in crisi fin quando non entra in scena… lo scemo del villaggio. A questo punto amo sempre ricordare che se ogni villaggio ha uno scemo, è anche vero che ogni scemo ha un intero villaggio intorno. Chi ascolterebbe mai uno scemo? Be’, questo scemo (guarda caso studia filosofia) un bel giorno grida al calciatore che deve fare come Nèllàdd. Chi è mai questo individuo? Nedo resta ossessionato da quello che sembra un insulto, acchiappa letteralmente lo scemo per il colletto e si fa spiegare tutto. Questa è la scintilla che dà una svolta al romanzo. Credo di avere detto abbastanza sulla trama, mi fermo qui. Lo consiglio… decisamente!

Conosci l'autore

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Pippo Russo

1965, Agrigento

Pippo Russo (Agrigento, 1965) è un sociologo, saggista e giornalista italiano. Insegna sociologia all'Università degli Studi di Firenze. Scrive per «l'Unità», «il Messaggero», e per le edizioni fiorentina e palermitana di «La Repubblica». In passato ha collaborato con il «Manifesto» (per il quale ha inventato la celebre rubrica Pallonate, in cui venivano messi alla berlina i vizi del giornalismo sportivo italiano), «il Riformista», il «Fatto Quotidiano», Pubblico e il «Corriere della Sera». Ha esordito nella narrativa nel 2006, con il romanzo Il mio nome è Nedo Ludi. È autore di L'importo della ferita e altre storie. Frasi veramente scritte dagli autori italiani contemporanei....

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