Il romanzo tenta di raccontare il legame tra un padre "palazzinaro", semi alcolizzato e sentimentalmente disorientato, e la figlia ventenne, studentessa della Bocconi, algida come un manichino e altrettanto espressiva. La loro relazione si snoda tra cliché generazionali e stereotipi da feuilleton pubblicitario: lui si crede trasgressivo, lei si comporta come una sedicenne viziata e capricciosa. Milano fa da sfondo, ma più come vetrina che come città viva: si parla di marchi del lusso, brunch, psicologi e aperitivi, senza mai scalfire la superficie. Il tono è affettato, la scrittura infarcita di luoghi comuni e riferimenti estetizzanti che non riescono a nascondere la povertà di introspezione. Il risultato è un racconto pretenzioso, che suona datato fin dalla prima pagina.
Il mondo di Maria
Maria ha vent'anni, studia a Milano in Bocconi, ha una camera in un appartamento centralissimo, frequenta locali di grido, i suoi amici sono gender-fluid e i suoi compagni di corso guidano Porsche e Lamborghini. È il suo strano mondo. O così - strano - sembra a suo padre Gil, che invece abita in provincia, a Pavia, e ha più di sessant'anni. Gil adora Maria, e come non potrebbe? Ma tra lui e lei, figlia unica, passano due generazioni. E allora Gil, che è stato ragazzo negli anni '70, e che pure si è sempre considerato un onesto progressista, proprio non ce la fa a non trovare irresistibilmente comico l'impettito sostegno che Maria riserva alla lotta contro il patriarcato, alla fluidità di genere, e a tutto il resto dell'armamentario. D'altronde sua moglie Giulia è in perenne missione di lavoro a Bruxelles, lui è ricco di famiglia, e per tutto lavoro scrive un articoletto di costume alla settimana per il quotidiano cittadino: che altro gli resta da fare se non passare il tempo a far dispetti agli anziani al bar e ad arrovellarsi sulla vita di sua figlia, soprattutto se sembra che gli nasconda qualcosa? Ma quando entrano in scena una provocante - e provocatrice - liceale sudamericana, un livoroso collezionista di libri, e pure una mortale scatola etrusca, tutto salta per aria. Piersandro Pallavicini scrive un'irresistibile commedia che profuma di nero, e persino di mistero: c'è tutta la tenerezza dell'amore paterno e la malinconia di chi invecchia e non può che allibire davanti alle istanze di una generazione di giovani fragili e rompiscatole.
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