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Anno edizione: 2022
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Un mondo libero è il secondo avvincente capitolo della saga famigliare che ha già appassionato migliaia di lettori, una storia commovente di coraggio e resilienza.
Roma, autunno 1942. L'Italia è in guerra già da tempo, ormai, e con lei i Fontamara al completo. Molti degli uomini sono impiegati al fronte, e fra quelli rimasti in città serpeggia l'ombra scura del governo e delle sue nuove disposizioni. Per la Pregiata Forneria Principi sono anni bui, ma il senso degli affari della capofamiglia Eva permette al biscottificio di accaparrarsi molte commesse da parte del regime e di utilizzare i proventi proprio per aiutare coloro che le leggi razziali vogliono annientare. Nel frattempo, il conflitto avanza e miete, impietoso, vite e speranze: mentre, tra le figlie, Myriam si arruola come infermiera volontaria e Diana continua la sua battaglia personale contro la madre, perdendosi fra relazioni pericolose e confuse, s'infrange il sogno della cognata Lia di rivedere il marito Ettore e s'incrina quello di Eva di riabbracciare il primogenito Gabriel, costretto dopo l'armistizio a scegliere se vivere o morire. Quando la guerra entra a Roma, la situazione si esaspera: è il momento del tutto per tutto, delle corse nei bunker durante i bombardamenti, delle macerie, delle vittime, di una città che grida in silenzio di fronte ai rastrellamenti e si ribella. Ma, nonostante tutto, la famiglia Fontamara troverà ancora una volta con determinazione la forza per lottare, seppur divisa, per un unico obiettivo: la libertà. Una libertà che ha sempre il sapore di un ritorno a casa.
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La base di questo romanzo, direi, anzi, di questa saga, è più che ottima, ma purtroppo, lo stile narrativo non mi ha convinta neanche questa volta: si descrive molto bene il periodo storico, ma il tutto si perde in verbosità e lungaggini eccessive, i dialoghi diventano interminabili, quasi monologhi, un continuo riferimento a ciocche di capelli dietro l’orecchio, mani intrecciate, dita alle tempie, capelli che una volta profumano di rosa, l’altra di gelsomino e così via, ci si chiama per grado di parentela (“cara cognata”, “cara sorella”…). Una serie infinita di cose, per poi, molto poi, arrivare ai punti salienti, che ci sono, per carità, ma così il lettore rischia di annoiarsi.
Recensioni
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