Paolo Rumiz, come ebbi modo di dire in una mia passata recensione, è un classico vivente. Questo libro, così come altri dello stesso autore, stimola reazioni contrastanti . Contrastanti perché, se da un lato risveglia in me un senso di appartenenza verso questo piccolo grande paese,pian piano,fa germogliare un’indicibile frustrazione per la devastazione perpetrata da chi dovrebbe esserne attento custode: noi! Le vestigia paesaggistiche del passato (che potrebbero essere però una risorsa per il presente), mortificate da una logica consumistica che insegue i falsi miti del mercato globalizzato . Questo è un grande fiume, che nulla ha da invidiare ai grandi fiumi del mondo, incastonato in una perla che si chiama Italia. Quale peccato capitale far parte del coro chiamato Europa, silenziando la voce di un fiume di intramontabile bellezza.
Morimondo
“Po era uno di noi. Po doveva parlare. Poi mi venne il nome, Morimondo, e ricordai” Il Po, anzi Po senza articolo, è il grande fiume, il fiume per eccellenza. Forse ne sappiamo pochissimo, e conoscerlo significa lasciarlo apparire là dove muore un mondo perché un altro nasca. Paolo Rumiz ci racconta che quando gli argonauti, lui e il suo equipaggio, hanno cominciato a solcarne le acque è andata proprio così: Po visto dal Po è un Dio Serpente, una voce sempre più femminile – irruente e umile, arrendevole e solenne –, silente fra le sue rive deserte. Nessuno sembra scendere a reclamarlo, e sopra, a un’altezza che sembra distante secoli, passano ponti che poggiano su piloni ignari e indifferenti. È allora che bisogna ascoltarlo, è allora che le sue voci diventano richiami, inviti. È allora che il viaggio è una storia che viene da lontano, una storia di uomini stupefatti a cui è chiesta molta interiorità, molta memoria. Paolo Rumiz sa fare del Po un vero protagonista, per la prima volta tutto narrato a fior d’acqua, in un abbandono dei sensi inedito, coinvolgente, che reinterpreta i colori delle terre e dei fondali, i cibi, i vini, i dialetti, gli occhi che lo interrogano, lo sfiorano, lo scrutano. E poi ci sono gli incontri – con il “popolo” del fiume, ma anche con personalità legate dall’amore per il fiume: l’avventura sul Po diventa un romanzo, un viaggio interiore, un’avventura scavata nell’immaginazione, carezzata da fantasmi, a due passi dall’anima.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Marco Berto 07 giugno 2022questo nostro grande fiume
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Simone Serafino 06 marzo 2017
Questo lavoro di Rumiz è il diario di un viaggio lungo il Po. Durante la navigazione si incontrano diversi personaggi che evidenziano il contrasto tra coloro che rimpiangono la vecchia vita del fiume, vissuto come una risorsa da rispettare, e opere dell'uomo che lo vedono solo come qualcosa da sfruttare. Si legge con piacere come se si seguisse un documentario, rimane un pizzico di amaro per il modo in cui le bellezze del nostro paese vengono maltrattate
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