Morire nell'antica Roma
Che rapporto avevano i Romani con la morte? Una riflessione diacronica attraverso i contesti filologici, le fonti classiche e i dati materiali, che l'archeologia ci ha reso leggibili nelle loro funzioni, sul modo in cui gli antichi Romani intendevano il concetto di morte, di defunto e di anima. Una visione complessa che ben restituisce la realtà di una civiltà che raggiunse le forme più alte di celebrazione e monumentalizzazione della morte con un'apertura sociale mai vista prima. La summa mirabilis dedicata dall'autore a questo delicato e articolato argomento dimostra come chiunque nell'antica Roma avesse avuto disponibilità economica per costruirsi una tomba magnificente e ben identificabile lo avrebbe potuto fare senza restrizioni, perché ciò che interessava era solo il ricordo tra i vivi e non cosa l'anima avesse fatto nel post-mortem, dal momento che era concepita, senza la fisicità del corpo, come una fragile farfalla dalla vita brevissima. Così si celebravano e onoravano le esequie di un defunto in più occasioni: da quelle intime e familiari nelle quali esprimere il proprio dolore, a quelle istituzionali con complesse cerimonie e formalità da rispettare.
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Anno edizione:2022
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