L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2022
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho ricomprato questo disco in formato cd per pura comodità d’uso, conoscendone il contenuto anche troppo bene, dopo aver consumato il vinile (rigorosamente originale) in centinaia e centinaia d’ascolti, e dopo aver visto qualche mezza dozzina di concerti degli Area ai bei tempi andati… Ecco, purtroppo alla fine dell’ascolto questo resta, la sensazione di aver perso qualcosa irrimediabilmente, vuoi per la morte dannatamente prematura di Demetrio Stratos, vuoi per lo sfaldamento progressivo del gruppo (in verità cominciato già con le avventure soliste di Stratos), molto a causa della fine di un’epoca e della voglia che c’era allora, quella di esplorare suoni nuovi e generi sconosciuti. Eppure oggi, in epoca di crossover “globali”, ci dovrebbe essere spazio ampio per musiche come quella degli Area. Ma sotto sotto si capisce che è il coraggio quello che manca: quello, per esempio, di flirtare contemporaneamente con folk, jazz ed elettronica; quello di buttare giù dal piedistallo un mito rock dei tempi d’allora (“L’abbattimento dello Zeppelin”); quello, più di tutti, di sparigliare le carte del bon ton dando all’album un titolo a dir poco inquietante e poi facendo precedere il primo brano (il primo!!!) da una poesia in lingua araba. Già, e che brano: dedicato all’eccidio delle Olimpiadi di Monaco dell’anno prima, “Luglio, agosto settembre (nero)” con la sua synt-chitarra-violino è stato un pugno allo stomaco, l’annuncio della nascita del “rock mediterraneo” e nello stesso tempo lo svelamento del problema medio-orientale, che non ci avrebbe mai più abbandonato. In questa ristampa, formalmente ineccepibile, ci sono però due cose che non “suonano”: la mancanza di qualsiasi contenuto extra, innovativo rispetto all’album originale (che so, un demo, un live…) e la dannatissima piccolezza della copertina, che fa rimpiangere il magnifico cartone d’epoca con il lavoro di Gianni Sassi stampato sopra!
Primo disco dell' International Popolar Group italianissimo chiamato AREA: ebbe un impatto incredibile nella scena rock/prog dei primi '70, con un ardito mix di musica mediterranea, progressive, jazz, rock and hard experimental.Grande tecnica, un cantante inimitabile per stile ed innovazione. Prudenza però perché non è un ascolto per tutti i palati.
Arbeit macht frei degli Area si colloca cronologicamente negli anni in cui la musica italiana aveva qualcosa da dire a livello internazionale, sicuramente per quanto riguarda il progressive rock. Questo album racchiude l’influenza di tanti stili diversi, esplorati anche tramite l’utilizzo di strumenti musicali non comuni in questo genere musicale. La voce di Demetrio Stratos e la sezione strumentale sono un connubio indissolubile, che trova la sua massima espressione in questo album-manifesto che, oltre all’indiscutibile valore musicale, propone anche riflessioni sulla situazione sociopolitica del mondo di quei giorni .
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore