Il protagonista è un giovanotto in crisi esistenziale, che mette in discussione il proprio sistema di valori, molla tutto, e arriva alla conclusione che, se neppure il tempo esiste, allora tanto vale spendere bene il "nostro", rimuginando meno su cose che consideriamo problemi, senza ambire a una conoscenza superflua e agendo di più in direzione della nostra felicità. Quindi, diciamo pure che si potrebbe identificare con un naïf; il suo non è certo un atteggiamento disfattista, bensì costruttivo e ottimista, ma il tutto risulta in un romanzo di anti-formazione, un'esperienza strettamente personale che fatica a diventare universale, sebbene vi siano tutti gli elementi possibili in cui identificarsi. Lo stile è fresco e dinamico, ma essenziale e quasi scarno: anti-poetico, eppure mai analitico. Probabile che l'obiettivo dell'autore fosse proprio quello di mettere in scena un personaggio che non avesse alcuna caratteristica eroica, ma in quell'ottica di mondo già bell'e costruito da altri, quali possono essere le situazioni che necessitano di un eroismo di stampo tragico? La risposta di Loe è chiara: nessuna. Nessun eroe è necessario. Quelle del quotidiano non sono più sfide. Il personaggio è positivo ma non ha alcuno slancio reale. Spera che tutto vada bene ma si limita, appunto, a sperarlo. È in un'impasse, ci è nato dentro e non pensa di poterne uscire. Il suo obiettivo sarà quello di cambiare prospettiva e ci riuscirà, dopo un viaggio a New York – in cui arriva alla conclusione che gli americani sono più stupidi di lui – e grazie all'aiuto del fratello maggiore che semplicemente gli consiglia di pensare meno e divertirsi di più. In Norvegia Loe è un autore di culto e ha vinto una sfilza di prestigiosissimi premi, facendo della sua opera lo specchio della «generazione X», quella in cui convenzionalmente si fanno rientrare i nati tra il 1965 e il 1980 e a cui egli stesso appartiene.
Naif.Super
Venticinque anni, un'infanzia serena e una famiglia normale, ma soprattutto un fratello a New York per lavoro e un breve viaggio per andarlo a trovare. Due amici, uno buono e uno cattivo, e un amore che ancora non c'è. Però ci sono l'università, il gioco, le chiacchere con Borre, il bambino dei vicini, una bicicletta per muoversi liberamente e un libro di fisica per cercare di definire il tempo. Ecco cosa riempie le giornate del protagonista. Eppure, intorno a questa quotidianità senza apparenti clamori, ruotano i sogni e le domande di un ragazzo sensibile e attento, che non smette di interrogare se stesso e la realtà che lo circonda.
«Sono sicuro che è una questione di entusiasmo. Che manca. Devo trovarlo. Riprendermelo. C'è, là fuori.»
«La mia vita è strana ultimamente; è arrivata a un punto in cui ho perso interesse per tutto.» Prima o poi capita a chiunque di svegliarsi una mattina e trovare che la vita non ha senso, una grande o piccola selva oscura è un passaggio obbligato di ogni esistenza. Al protagonista di Naif.Super succede il giorno del suo venticinquesimo compleanno: sconfitto a croquet dal fratello, di colpo si rende conto che «niente più quadra». E così abbandona l'università, il lavoro saltuario al giornale, la stanza in affitto, vende i suoi scarsi beni, tranne la bicicletta e si rifugia nell'appartamento del fratello in viaggio di lavoro, dove passa le giornate sdraiato sul divano a pensare, per cercare di capire se è possibile, ripartendo da quel grado zero a cui è arrivato, recuperare la voglia e il senso del vivere. La classica storia di un ragazzo in crisi d'identità diventa, attraverso l'umorismo di Loe, la sua autoironia, la sua leggerezza di tocco un po' alla Salinger, la sua sovversiva ingenuità, non solo l'espressione del malessere della generazione di internet e della globalizzazione, spersa tra l'infinito numero di possibilità e conoscenze di cui non sa che farsene, ma anche una sostanziale rimessa in questione del mondo esistente. Forse, come il protagonista, si dovrebbe davvero provare a ricominciare da capo. Lanciando un pallone contro il muro, martellando chiodi di plastica in un banco da falegname, chiacchierando con il piccolo Børre, scambiando fax con l'amico Kim scrivendo elenchi di tutto – di quello che ha e che non ha, di quello di cui sa troppo, di quello che lo entusiasmava da piccolo, di quello che gli piace – come formule incantatorie per ritrovare un contatto con se stesso, interrogando la gente per le strade di New York, salendo sull'Empire State Building per verificare cos'è davvero il tempo, cerca di ritrovare una «prospettiva», di guardare alle questioni fondamentali dell'esistenza con la serietà e lo humor dei bambini. Un libro che medita sul tempo e sullo spazio, sull'amore e l'amicizia, la responsabilità e la felicità, le piccole cose essenziali della vita e, con lo zen e il lancio del frisbee, ci aiuta a «credere alla purificazione dell'anima attraverso il gioco e il divertimento».
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Edizione:2
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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LuigiAmen 28 aprile 2025Generazione X
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Erica 21 giugno 2023
Bello ma mi aspettavo qualcosa di più.
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Una palla da far rimbalzare e un martello per battere. Una lista delle priorità. Quando ci si perde allora bisognerebbe fermarsi per ricominciare da capo. E imparare a guardare e a interrogare la vita con semplicità, meraviglia e stupore. Dietro gesti e pensieri apparentemente piccoli e "normali" - naif - quasi al limite della banalità, si nasconde l'essenziale, il vero senso del nostro vivere.
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