La nave dei folli
Nessuna opera letteraria di lingua tedesca ha avuto altrettanta risonanza e incidenza quanto la Narrenschiff di Sebastian Brant, edita a Basilea nel 1494 durante il Carnevale altorenano. Fu ristampata più volte, ebbe subito varie traduzioni in latino, che le consentirono l'accesso nei circoli umanistici e fu tradotta in inglese, olandese e francese. In Italia la prima pubblicazione ha dovuto attendere il 1984 con Spirali Edizioni, con la dall'antico tedesco in rime baciate da parte di Francesco Saba Sardi. Oggi Spirali propone una seconda edizione arricchita dalla . L'opera è composta da 112 satire illustrate con xilogafie, molte realizzate da Albrecht Dürer. Proseguendo la metafora platonica della “nave dei folli” come esempio del malgoverno che porta alla deriva la società, e riferendosi alla pratica prerinascimentale di caricare balordi, sbandati, vagabondi su navi lasciate andare alla deriva, Brant sferza i vizi umani, diffusi fra nobili e contadini, dotti e ignoranti, gentildonne e prostitute, incarnando la critica alla società del tempo, usando il Carnevale e il naufragio finale come metafore dell'eccesso e della punizione eterna quando manca il pentimento. Per Brant il folle è il peccatore, per questo per ognuno è pronto un posto sulla nave dei folli: da chi scrive libri inutili a chi sopravvaluta la fortuna, da chi cerca moglie per denaro a chi dona e se ne pente, da chi gozzoviglia a chi studia troppo. Si dà insomma prova di follia sempre e dovunque. Lo stesso autore si definisce “Sebastian Brant, matto forsennato”. In questo testo straordinario per la sua scorrevolezza e la pregnanza si articola una sorta di danza macabra (Totentanz), colorata, tragica ma anche umoristica, che invita alla riflessione mentre diverte con una lingua ricca di proverbi, giochi di parole e anche licenziosità. Prefazione di Gabriella Landini.
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Anno edizione:2025
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In commercio dal:14 novembre 2025
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