Un delicato e poetico memoir, un grande esercizio di sincerità davanti a un fatto doloroso che l’autore cercherà, per via letteraria, di attenuare, ma che segnerà per sempre la sua vita.
Finalista per la narrativa straniera Premio Gregor von Rezzori
«Un libro amaro, bellissimo, essenziale.» - The Times Literary Supplement
«Come si può sconfiggere un presunto nemico che non viene da nessuna parte? […] Ci troviamo di fronte a un attacco contro noi stessi. Tutta la nostra forza distruttiva lanciata contro i nostri stessi soldati…»
L'immagine di una guerra è forse la più consueta nei resoconti della malattia e della sfida al gran male, eppure il racconto che ne fa Sergio del Molino è diverso da tutto ciò che è stato già visto, sentito e rappresentato in forme a volte stucchevoli. La sua è la voce ardita di un'attesa costante, che freme di speranza e paura tra presente e futuro. Un'attesa in continua vibrazione, piena di eventi, sorprese, azioni, gesta coraggiose, a cui il lettore partecipa come se tenesse in mano, nel tempo della lettura, il destino di ognuno. Con il suo tono più intimo, con l'onestà crudele che deve a sé e alla sua compagna, alle infermiere, alle dottoresse, che chiama «le nostre piccole luci nell'abisso», lo scrittore poco più che trentenne narra un anno di vita assieme alla famiglia e al figlio Pablo, quando al piccolo viene diagnosticato un raro e grave tipo di leucemia. Eppure questo non è un libro sull'agonia, sulla malattia, ma il racconto di una paternità senza complessi e rimpianti, che esplora a fondo il rapporto tra genitori e figli e l'inverosimile sgomento della perdita. Del Molino raffigura la frustrazione e l'angoscia di un padre e di una madre evitando ogni sensazionalismo, e il risultato sono immagini ed emozioni che si schiudono nella memoria, pronte a trascendere il dolore senza mai cercare di sfuggirlo. In un'atmosfera intensa, dal tempo racchiuso, prende forma un contenitore che accoglie tutte le parole necessarie a descrivere una condizione al limite dell'esperienza, in cui i luoghi comuni suonano come insulti. E queste parole, alla fine, sono testimonianza e romanzo di una storia d'amore.
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