Niente di nuovo sul fronte occidentale - Erich Maria Remarque - copertina
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Letteratura: Germania
Niente di nuovo sul fronte occidentale
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Dettagli

2001
Tascabile
248 p.
9788804492962

Valutazioni e recensioni

  • Raffaele Dobellini

    Avevo comprato questo libro quasi vent'anni fa, ma lo avevo riposto in libreria senza mai leggerlo. Poi, come qualcuno mi ripete spesso, i libri ti chiamano e, stimolato anche dall'anniversario dell'inizio della Prima guerra mondiale ho deciso di leggerlo. E' un libro chiaro e leggibile. E' un atto di accusa nei confronti della guerra e di chi la pensa quale "sola igiene del mondo", senza però essere un libro pacifista. Il libro è del tutto autobiografico. L'autore ne esce come un giovane patriota, che continua a credere nel proprio Paese, ma che l'orrore della guerra pone di fronte al dramma del dolore, della morte, della perdita delle persone care. Ai fatti di guerra si alternano la vita cameratesca e i brevi periodi di congedo. Una convizione guida tutto il libro: chi ha vissuto il dramma della guerra non sarà più lo stesso, non potrà più reinserisi appieno nella società civile. Una verità che le guerre successive hanno tutte drammaticamente confermato. Un libro da consigliare a tutti, in particolare agli studenti dell'ultimo anno delle superiori che vogliono uno sguardo non solo accademico sulla storia del secolo scorso.

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale è il libro che ha consacrato Remarque quale autore di storie autobiografiche che raccontano dell'orrore della guerra. Il romanzo è ambientato tra il 1914 e il 1918, durante gli anni della Prima guerra mondiale. Il racconto segue un gruppo di giovani soldati tedeschi, tutti diciannovenni, che spinti dai loro insegnanti si arruolano per un conflitto che fino in fondo neanche comprendono. Partiti per quella che pensavano sarebbe stata un'avventura, pian piano realizzano l'orrore della guerra e l'inutilità di quel conflitto che spazzerà via una generazione e si lascerà dietro solo morte e dolore. Storie come questa, romanzi che sono basati su esperienze personali, ci permettono di comprendere più chiaramente, o almeno provarci, quello che la guerra è stata per chi l'ha vissuta. Remarque ci porta sul fronte, tra le trincee durante le battaglie più violente, insieme a un gruppo di diciannovenni tedeschi che appena affacciatisi alla vita, si trovano a combattere per sopravvivere e tornare a casa, in una guerra che decimò un'intera generazione e sconvolse il mondo intero. Paolo Baumer e i suoi compagni passano dai banchi scolastici alla trincea, dalla penna al fucile, dalle ore di spensieratezza ad ore di incertezza e paura, dalla vita alla morte. Leggere questo libro non è semplice, rapportarsi con la storia nemmeno, perchè non è semplicemente un libro sulla guerra, è un libro sugli effetti della guerra. Leggere delle vicende di questi ragazzi che per anni vissero nell'incertezza e nel terrore di vedere la propria vita spezzata in un istante è stato duro come ricevere un pugno nello stomaco. Remarque racconta tutto con estrema semplicità, lascia che sia la storia stessa a raccontarsi, ma allo steso tempo non risparmia nulla al lettore, ci viene raccontato tutto: le azioni di guerra, gli ospedali di campo, le ferite, il ritorno a casa per una licenza, la vita di trincea, il cameratismo. La storia è cruda, diretta, ma ha anche pagine in cui toni sognanti e malinconici la fanno da padrone, nella speranza che si arrivi presto ad un armistizio. Quello che emerge in ogni pagina è l'inutilità di quella guerra, l'orrore di quei giorni che sembravano non avere mai fine nella speranza che la fine di quel conflitto arrivasse prima della fine della loro vita. Il romanzo si concentra anche sugli effetti psicologici della guerra, su quello che avrebbe significato ricominciare a vivere dopo aver vissuto anni come soldati. Cosa sarebbe accaduto una volta terminato il conflitto? Come si poteva tornare a vivere una vita normale dopo aver ucciso e lottato per sopravvivere? Remarque descrive quella che fu in un certo senso la fine di una generazione, il disincanto e la disillusione di tanti giovani che persero la possibilità di anche solo pensare a un futuro. Racconto imperdibile, una lettura obbligata.

  • Niente di nuovo sul fronte occidentale è il libro che ha consacrato Remarque quale autore di storie autobiografiche che raccontano dell'orrore della guerra. Il romanzo è ambientato tra il 1914 e il 1918, durante gli anni della Prima guerra mondiale. Il racconto segue un gruppo di giovani soldati tedeschi, tutti diciannovenni, che spinti dai loro insegnanti si arruolano per un conflitto che fino in fondo neanche comprendono. Partiti per quella che pensavano sarebbe stata un'avventura, pian piano realizzano l'orrore della guerra e l'inutilità di quel conflitto che spazzerà via una generazione e si lascerà dietro solo morte e dolore. Storie come questa, romanzi che sono basati su esperienze personali, ci permettono di comprendere più chiaramente, o almeno provarci, quello che la guerra è stata per chi l'ha vissuta. Remarque ci porta sul fronte, tra le trincee durante le battaglie più violente, insieme a un gruppo di diciannovenni tedeschi che appena affacciatisi alla vita, si trovano a combattere per sopravvivere e tornare a casa, in una guerra che decimò un'intera generazione e sconvolse il mondo intero. Paolo Baumer e i suoi compagni passano dai banchi scolastici alla trincea, dalla penna al fucile, dalle ore di spensieratezza ad ore di incertezza e paura, dalla vita alla morte. Leggere questo libro non è semplice, rapportarsi con la storia nemmeno, perchè non è semplicemente un libro sulla guerra, è un libro sugli effetti della guerra. Leggere delle vicende di questi ragazzi che per anni vissero nell'incertezza e nel terrore di vedere la propria vita spezzata in un istante è stato duro come ricevere un pugno nello stomaco. Remarque racconta tutto con estrema semplicità, lascia che sia la storia stessa a raccontarsi, ma allo steso tempo non risparmia nulla al lettore, ci viene raccontato tutto: le azioni di guerra, gli ospedali di campo, le ferite, il ritorno a casa per una licenza, la vita di trincea, il cameratismo. La storia è cruda, diretta, ma ha anche pagine in cui toni sognanti e malinconici la fanno da padrone, nella speranza che si arrivi presto ad un armistizio. Quello che emerge in ogni pagina è l'inutilità di quella guerra, l'orrore di quei giorni che sembravano non avere mai fine nella speranza che la fine di quel conflitto arrivasse prima della fine della loro vita. Il romanzo si concentra anche sugli effetti psicologici della guerra, su quello che avrebbe significato ricominciare a vivere dopo aver vissuto anni come soldati. Cosa sarebbe accaduto una volta terminato il conflitto? Come si poteva tornare a vivere una vita normale dopo aver ucciso e lottato per sopravvivere? Remarque descrive quella che fu in un certo senso la fine di una generazione, il disincanto e la disillusione di tanti giovani che persero la possibilità di anche solo pensare a un futuro. Racconto imperdibile, una lettura obbligata.

Conosci l'autore

Foto di Erich Maria Remarque

Erich Maria Remarque

1898, Osnabrück

Erich Maria Remarque è stato uno scrittore tedesco. Considerato uno dei più grandi scrittori del Novecento, raccontò la guerra regalandoci pagine terribili e per questo fondamentali per capire il dramma del conflitto.«Siamo adatti per la pace? Siamo, in genere, adatti a qualcos’altro che non sia la vita del soldato?»Combattente nella prima guerra mondiale, fu più volte ferito. Giornalista a Berlino, lasciò la Germania all’avvento del nazismo e nel 1939 si stabilì a New York, dove prese la cittadinanza americana. Raggiunse un vasto successo con il romanzo Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues, 1929), radicale condanna della guerra e amara analisi delle sue spaventose distruzioni materiali e spirituali....

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