" proprio scienza e poesia, ognuna attraverso i propri mezzi, cercano l'essenza dell materia, dello spazio, del tempo, l'origine e il senso dell'uomo, della sua direzione, lanciando domande con grandi megafoni, siano essi acceleratori di particelle, siano essi versi". questo saggio mette in evidenza come il mondo scientifico e quello umanistico non sono in contraddizione, ma sono uno il supporto dell'altro, si completano a vicenda. Questi due mondi rappresentano i "due soli" , come direbbe Dante e Pivato mette in risalto come entrambi siano accomunati dagli stessi obiettivi. Non c'è poesia senza scienza e non c'è scienza senza poesia. Consigliato davvero!
Noverar le stelle. Che cosa hanno in comune scienziati e poeti
Aristotele sostiene, nella Metafisica, che la meraviglia suscitata dall'universo sia all'origine del nostro desiderio di conoscere, vale a dire la caratteristica più nobile dell'animo umano e ciò che ci differenzia dalle bestie. È la meraviglia a spingerci ad alzare gli occhi verso il cielo e a porci domande, ed è da lì che, agli albori dell'umanità, germogliarono le domande che portarono alla nascita della scienza e della poesia. E tuttavia, se un tempo Sumeri ed Egizi annotavano in versi i moti dei pianeti, Esiodo mostrava in esametri quali fossero i giorni migliori per la semina e Lucrezio divulgava in poesia la scienza di Epicuro, le due discipline nel corso dei secoli si sono allontanate sempre più. Nel Novecento però qualcosa cambia: da una parte, sempre più frequentemente si levano voci sulla necessità, per la poesia, di abbeverarsi alla fonte della scienza; dall'altra parte, quest'ultima conosce una vera e propria rivoluzione: innanzitutto nel campo della fisica e poi in quello della tecnologia, della genetica e delle neuroscienze, che la portano sempre più spesso a porsi le grandi domande originarie della filosofia e della poesia.
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Anno edizione:2015
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Giulia Chianella 01 marzo 2017
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