Gli economisti hanno molto potere e sono dappertutto: nel governo, nei giornali, nelle università, nelle banche, nei consigli di amministrazione delle aziende, ai vertici di istituzioni finanziarie internazionali (il Fondo monetario e la Banca centrale europea). Le loro verità non ammettono repliche, confortate da dati e sofisticati strumenti di analisi. Eppure fanno errori macroscopici e non sono stati capaci di prevedere la crisi. Com'è possibile? Adesso molti di loro sono sul banco degli imputati. Questo libro spiega perché e individua i maggiori capi d'imputazione, prima di tutto l'infatuazione per il dio Mercato. Un duro atto d'accusa verso una categoria che sembra aver perso il contatto con la realtà e con i bisogni delle persone. È forse giunta l'ora dell'autocritica? In appendice: "Le dieci bugie degli economisti", "La crisi e le ultime parole famose".
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Anno edizione:2009
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