L'infanzia, i giacchini caldi lavorati a mano, i fagioli rossi che predicono il futuro, i libri d'avventura, la passione per la Stella Rossa di Belgrado; tutto spazzato via dal soffio di un vento maligno, che agita bandiere multicolore, tante bandiere, troppe, a ciascuno la propria. Le parole di una lingua vecchia, dure come solo le desinenze slave sanno essere, pregne di un significato nascosto, pronto a svelare i ricordi dell'infanzia di prima. Prima. Prima della guerra, delle morti, della fuga, della paura, delle mine, prima che il buio iniziasse ad inghiottire persone, prima che il muschio rendesse illeggibile un nome su una lapide di legno. Prima. Quando c'erano ancora le pareti e non le pietre a segnalarne l'assenza. "I mondi svaniscono se non si sbarra la strada per tempo e con decisione a chi vuole lasciarli svanire." SEGUIMI SU INSTAGRAM: SUSSURRI_TRA_LE_PAGINE
Origini
Origini è un libro sulla prima casualità che segna la nostra biografia: nascere da qualche parte. E su quel che accade dopo. Origini è un libro sui luoghi che sono la mia patria, quelli della mia memoria e quelli che ho inventato. È un libro sulla lingua, sul lavoro nero, sulla staffetta della gioventù e su molte estati. L'estate in cui mio nonno ha pestato il piede di mia nonna mentre ballavano, e io ho rischiato di non nascere. L'estate in cui per poco non sono annegato. L'estate in cui il governo federale ha deciso di non chiudere le frontiere, simile all'estate in cui sono fuggito, attraverso molti confini, in Germania. Origini è un addio a mia nonna affetta da demenza senile. Mentre io colleziono ricordi, lei li smarrisce. Origini è triste, perché per me le origini hanno a che fare con ciò che non possiamo più avere. In Origini ci sono morti e serpenti che parlano, e la mia prozia Zagorka che parte alla volta dell'Unione Sovietica per diventare cosmonauta. Origini è anche questo: uno zatteriere, un frenatore, una professoressa di marxismo che ha dimenticato Marx. Un poliziotto bosniaco che vuole farsi corrompere. Un soldato della Wehr-macht che ama il latte. Una scuola elementare per tre alunni. Un nazionalismo. Uno yugo. Un Tito. Un Eichendorff. Un Saša Stanišic.
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Lingua:Italiano
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Sussurri_tra_le_pagine 27 marzo 2023German Book Prize 2019
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Angela 20 novembre 2022Bello Bello Bello
Primo libro della Keller che ho letto, primo di una lunga serie perché sono tutti romanzi che hanno tanto di autobiografico ma con scrittori che hanno tanto da dire. Sasa in particolare è un ex rifugiato jugoslavo, che ha vissuto il disgregarsi della sua nazione quando era solo un bambino, ma non racconta mai la sua storia come se fosse una vittima. È il lettore che con la sua sensibilità (si spera) trasforma quegli aneddoti buttati quasi per caso in colpi al cuore. Meraviglioso
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