Libro interessante che ripercorre per sommi capi la storia degli ultimi ottanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale e delinea ciò che peraltro era già evidente a chi avesse voluto vederlo: Europa come soggetto privo di autonomia ed europeismo di facciata fra soggetti non miscelabili. Il libro è comunque interessante ma vola alto restando fra le scienze politiche senza mai considerare i fattori materiali: un esempio per tutti, la scarsità di risorse e l'impossibilità di quindi di garantire lo sviluppo infinito base del capitalismo anglosassone. Il linguaggio inoltre è molto narcisistico e privilegia i giochi di parole senza aggiungere nulla al contenuto rende meno scorrevole la lettura. Anche la conclusione, per usare un gioco di parole simile a quelli dell'autore, sembra inconclusa e invita sostanzialmente alla diplomazia e al rispetto dei sistemi politici "altri" evitando di fomentare rivoluzioni colorate che alla fine non colorano il mondo se non per i colori dell'incendio. Nella propaganda di Stato, una voce "finalmente" dissonante ma di certo non particolarmente originale.
La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa
«Qui sono in gioco l’egemonia americana e il bluff europeista»
Quando crollò il Muro di Berlino, i cantori della vittoria dell'Occidente nella Guerra fredda annunciarono la fine della storia e l'inizio della pax americana. Noi italiani assieme ad altri europei ci abbiamo creduto, immaginando l'Europa al centro di un utopico impero universale del diritto e della pace. Eppure, proprio allora cominciarono la Guerra del Golfo e i conflitti in Jugoslavia, poi venne la "guerra al terrorismo" con le invasioni fallimentari dell'Afghanistan e dell'Iraq, oggi l'invasione russa dell'Ucraina e la sfida cinese al primato di Washington. Finita era la pace, non la storia. E noi della fine della storia viviamo il rovesciamento: le storie della fine. I conflitti si moltiplicano, incomponibili quanto le narrazioni che li alimentano. La storia universale dell'umanità è archiviata. Nessun nuovo ordine è stato negoziato perché nessun nuovo ordine oggi è possibile. Il libro di Lucio Caracciolo getta luce sulle radici e sugli scenari futuri di questa instabilità. Il 24 febbraio 2022 è il simbolo della fase storica in cui siamo immersi: lo scontro sempre più violento tra Stati Uniti, Cina e Russia riscriverà la gerarchia delle potenze. Questa competizione riguarda noi italiani ed europei senza voce, fortunosamente ricompresi nell'impero euroatlantico costruito da Washington per proteggere la propria sicurezza nazionale e i propri interessi globali. Il bluff europeista è svelato: in Europa ognuno persegue, specialmente in guerra, i propri interessi immediati. Ogni compromesso è più difficile e più necessario. "Dal 24 febbraio," scrive Caracciolo, "abbiamo appreso che nelle maree della Guerra Grande siamo zattere alla deriva trascinate da correnti avverse su cui non esercitiamo controllo." Non possiamo anticipare il futuro. Ma possiamo orientarci. Senza lasciarci confondere da desideri assoluti. Per trent'anni abbiamo chiamato Guerra fredda l'unica pace possibile. Ora la storia è tornata in Europa. E così la guerra.
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Anno edizione:2022
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Riccardo 03 aprile 2023Europa come avamposto strategico e la farsa dell'europeismo
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gigateo 06 marzo 2023Abbiamo un futuro alle spalle?
Sono stato abbonato per anni a Limes, la rivista italiana di geopolitica, e per questo rimasi molto deluso e sorpreso quando Lucio Caracciolo, il suo storico direttore, pochi giorni prima del 24 febbraio scorso si diceva assolutamente certo che la Russia non avrebbe mai invaso l'Ucraina. Lo consideravo, e lo considero tutt'ora, uno dei maggiori esperti di geopolitica e un'ottimo divulgatore della materia, ma quella previsione errata ha minato le mie certezze, tanto che sono rimasto per mesi in dubbio se leggere o meno questo libro, finché ho ceduto. I primi due capitoli sono dedicati a confutare, a posteriori, la famosa "fine della storia" di Francis Fukuyama, l'idea di Pan-Europa, del conte Kalergy (vi dice niente questo nome?) declassata ad utopia e la visione di Stati Uniti d'Europa contenuta nel Manifesto di Ventotene. Caracciolo, insomma, decreta la fine del sogno europeo, condannato dal ritorno nella storia della Germania e, sembra, aspettarsi una Guerra Grande tra i tre imperi decadenti Usa-Russia-Cina. Che dire? Spero che anche questa volta, nonostante la sua padronanza della materia, abbia sbagliato previsione. Nonostante questo, è un libro che apre ad uno sguardo meno retorico la storia politica degli ultimi trent'anni, per cui vale comunque la pena leggerlo.
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Den 06 febbraio 2023illeggibile
Ancorché abbia avuto modo di studiare Fukuyama, dal cui pensiero l’autore parte, il testo nel suo insieme è assolutamente indigeribile. Una sfilza di vocaboli desueti o strettamente attinenti al gergo filosofico che non fanno altro che appesantire enormemente la lettura. Un libro di poche pagine la cui lettura, anche saltando, si fa veramente difficoltà a portare a termine. Sembra sinceramente un espressione di puro narcisismo letterario più che l’intento manifesto di voler far capire qualcosa ai lettori. Una vera delusione. Suggerisco la lettura di un estratto prima dell’acquisto se comunque interessati.
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