Ero incuriosita dal titolo e da cosa si sarebbe inventato l’autore, così ho accantonato le mie usuali remore alla lettura di libri con cani protagonisti (dettate dal chiaro e semplice dato di fatto che mi fanno lacrimare gli occhi neanche ci fosse del pepe). Il risultato è che sono abbastanza perplessa, ma nel complesso ho apprezzato il libro. Ci sono elementi negativi per chiunque abbia minimamente interesse per i cani. L’inizio del racconto vede il Labrador Prince dal veterinario per esser soppresso. Le motivazioni che si conosceranno solo alla fine sono davvero la goccia che fa traboccare il vaso: la prima cosa che si spiega a un bambino è di non comportarsi col cane come hanno fatto in questo romanzo. Non aggiungo altro per non dare anticipazioni ma ritengo di dover avvertire su quello che ci si può aspettare (cioè una bella arrabbiatura). Detto ciò. La storia meritava la lettura per i colpi di scena, per la serie traboccante di disgrazie ed errori degli umani _ si, perché così si può pensare: “guarda che sciocchi! Io sono più intelligente e/o fortunato”_ , ed effettivamente per l’invenzione del “Patto dei Labrador”, di cui troverete tutte le regole sparse tra i capitoli. Soprattutto più leggevo meno mi sembrava che Prince fosse un cane. Assomiglia troppo agli umani che vogliono tenere tutto sotto controllo e si sforzano di fare del loro meglio, ma purtroppo spesso combinano solo enormi guai, di cui sono i primi a dover rispondere
