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Recensioni Il penultimo uomo. Colui che credeva di avere ancora un'anima

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"Un mondo normale. Fatto di gente normale. Anche noioso se vogliamo, com'è la vita a tratti. Poi la necessità di conformarsi ad un fatto inaspettato. Cambia tutto. Cambia il mondo stesso. E l'Uomo perde quella parte di se che lo caratterizza in quanto Uomo. Dievine un guscio vuoto, mortale. Senza più alcuna traccia dell'anima. Forse questo è un periodo oscuro. Ma anche i periodi oscuri possono essere propedeutici a nuove rinascite. Si può vivere nella speranza che non sia un'oscurità 'definitiva'. Più spesso però chi vive in quei precisi momenti ha come unica consapevolezza, la fine del 'suo Mondo luminoso'. Vi sono persone buone, cattive, indifferenti, altruiste ed egoiste. E' difficile vivere la quotidianità con lo spettro continuo dell'angoscia. Ci si annichilisce nella consapevolezza del momento. Se poi questi momenti si susseguono gli uni agli altri, beh, l'Uomo rischia di perdere la sua Anima immortale. Non siamo eroi. Siamo attori presenti. A volte solo marionette guidate da sottili fili di determinata disumanità. Se non siamo in grado, ora ed adesso, di rivendicare la parte di noi che rimane umana, allora diverremo a poco a poco automi, macchine, controllate da dispositivi.")
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