Perché gli scienziati non sono pericolosi. Scienza, etica e politica - Gilberto Corbellini - copertina
Perché gli scienziati non sono pericolosi. Scienza, etica e politica - Gilberto Corbellini - copertina
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Letteratura: Italia
Perché gli scienziati non sono pericolosi. Scienza, etica e politica
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Descrizione


Nei paesi più liberi e sviluppati, la scienza e gli scienziati sono considerali indispensabili motori dello sviluppo economico e civile. In Italia questo non accade. Anzi, ultimamente accade il contrario. Il "caso" Di Bella. La legge 40 sulla fecondazione assistita. I tentativi di censura verso l'insegnamento dell'evoluzionismo. E, soprattutto, la straordinaria efficacia in campo squisitamente politico della Chiesa cattolica, capace di imporre allo Stato leggi sfacciatamente contrarie ai valori e ai diritti riconosciuti da almeno due secoli come universali. Perché tutto questo può succedere e succede proprio in Italia? Perché proprio nel nostro paese gli scienziati hanno smesso di essere una risorsa e sono considerati una minaccia? In questo libro dal forte impatto polemico Gilberto Corbellini rimarca l'onestà e l'integrità intellettuale che fondano la pratica scientifica. Ribatte implacabilmente, punto su punto, a tutti i continui attacchi alla libertà della scienza che stanno danneggiando la nostra democrazia e le possibilità di sviluppo del nostro paese. Ma, più di ogni altra cosa, rivendica con forza e lucidità il diritto degli scienziati di lavorare in autonomia, senza ingerenze politiche o religiose.

Dettagli

26 febbraio 2009
256 p., Rilegato
9788830423909

Valutazioni e recensioni

  • MARCO LOMBARDI

    Il messaggio del libro è chiaro: solo il metodo scientifico può portare alla conoscenza e, quindi, alla libertà. Il modo in cui viene proposto è, tuttavia, quasi assolutista quanto i (giustamente) criticati proclami del Papa. Corbellini descrive bene l’ignoranza scientifica che caratterizza le società occidentali nelle quali la mancanza di una buona educazione di base favorisce la diffusione e la persistenza di ideologie e falsi miti, impedendo l’accesso alla conoscenza e assecondando l’assunzione, a livello politico ed imprenditoriale, di decisioni dannose per il progresso economico e sociale. Eventi mediatici noti (caso Di Bella, OGM, ecc..) ne sono la dimostrazione. Lodevole e doverosa è la lotta politica per la libertà di ricerca, per l’accesso di massa alla cultura oltre che per la laicità dello Stato, contro l’influenza dalle istituzioni religiose sempre presenti nell’ambito dei più importanti dibattiti e con posizioni ben poco aperte al dialogo. Altrettanto legittimo (e su questo tema l’autore rimane troppo evasivo) è, però, il diritto del comune cittadino di porsi degli interrogativi nei casi in cui la scienza cessa di essere puro sapere per intrecciarsi con interessi economici, politici o militari. Corbellini, a tratti, assume una visione complottista della realtà, quando traccia, per esempio, l’immagine della Chiesa Cattolica che “guida” la politica per mantere la società nell’ignoranza e, quindi, garantirsi un “audience” di fedeli: riflessione corretta ma molto scontata ed inflazionata. Addirittura critica (con garbo) il comportamento di Rita Levi Montalcini nell’ambito della polemica scaturita dalla decisione del Governo di eliminare/ridurre l’insegnamento della teoria dell’evoluzione: al premio Nobel è attribuito un atteggiamento non sufficientemente duro, probabilmente, si legge, per garantire finaziamenti pubblici al proprio istituto di ricerca. Che ciò sia vero è tutto da dimostrare e se lo fosse, tuttavia, questo avvenimento dimostrerebbe (contro la tesi dell’autore) che anche il “mondo della scienza” non è intrinsecamente perfetto. Forse, più saggiamente, in un momento di ascesa delle ideologie anti-evoluzionistiche, la Montalcini ritenne che un approccio non troppo chiuso fosse più costruttivo: la scienza è meno pericolosa delle religioni se e solo se non diventa dogmatica. Essere razionali significa anche essere tolleranti.

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Gilberto Corbellini

1958, Cadeo

Gilberto Corbellini è professore ordinario di Storia della medicina e docente di Bioetica presso la Sapienza Università di Roma. Ha pubblicato, in ambito nazionale e internazionale, diversi saggi sugli avanzamenti scientifici e sulle dimensioni etiche e politiche della biomedicina del Novecento. Collabora con il supplemento domenicale del Sole 24 Ore e con la Rivista dei Libri.

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