Un romanzo dalla mole imponente che racconta le vite di alcuni personaggi nell'India del 1975, anno in cui si incontrano, e ne ricostruisce le vicende personali antecedenti a quel periodo, donando un vivido affresco della multiforme cultura indiana dell'epoca, in un territorio caratterizzato da piccoli villaggi e grandi metropoli. I personaggi principali sono: Dina Dalal, vedova prematuramente, che si è rovinata la vista facendo la sarta; Ishvar e Omprakash Darij, zio e nipote, costretti a scappare dal proprio villaggio per cercare lavoro come sarti, dopo il massacro della propria famiglia; Maneck, giunto in città da un paesino di montagna per studiare gli impianti di climatizzazione. Intorno a loro si sviluppano le vicende di numerosi personaggi secondari, tra cui i familiari dei protagonisti, mendicanti stravaganti e funzionari del governo, che arricchiscono, a più riprese nel testo, la narrazione principale. Rohinton Mistry ci accompagna alla scoperta di una società dominata dal terrore causato dallo "Stato di Emergenza", promosso contro i suoi oppositori politici dal Primo Ministro donna che l'India abbia avuto, Indira Gandhi, da una spietata e ingannevole campagna di sterilizzazione, dalle disuguaglianze acuite dal sistema delle caste, da una corruzione dilagante nelle posizioni di potere. Un romanzo che ci costringe a riflettere sulle difficoltà terribili e ineluttabili che si possono affrontare nel corso della vita, ma anche sulla preziosità di alcuni valori, quali l'amicizia e un lavoro dignitoso, che permettono all'individuo di trovare un "perfetto equilibrio" nella propria esistenza, proprio come dice un personaggio secondario al giovane Maneck in viaggio sul treno: "E' importante mantenere un bell'equilibrio tra speranza e disperazione". Una storia ricca di avvenimenti che non può lasciare indifferenti e che strappa una lacrima sul finale.
