Periferie esistenziali. Da rispettare, superare, distruggere

Un uomo con i capelli bianchi ricurvo verso un cassonetto biologico mentre cerca di raccogliere resti di cibo. Gli occhi dell’autore “rimangono attratti” da quest’uomo e lo osservano “per diversi minuti”, finché la rabbia sale e si sublima in pensieri lucidi e analisi illuminanti sulla propria condizione di disoccupato e sulle ipocrisie della società. Il libro di Fabrizio Floris è un reportage unico e toccante sulle “periferie esistenziali” incontrate dall’autore in vent’anni di vita e di lavoro. Dopo diverse pubblicazioni di carattere scientifico l’autore raccoglie in un testo profondo e piacevole (ricco di immagini, racconti, personaggi e citazioni) la propria esperienza come volontariato responsabile di un dormitorio, la disoccupazione vissuta in prima per un nero semestre, l’attività di ricercatore fra campi nomadi e clochard nelle periferie di Torino. Il libro ha la virtù oggi rara di saper connettere vita vissuta e teorie, sguardo sociale e analisi intima, restando indenne da narcisismi e retoriche ideologiche. Ne risulta un’opera che è una lezione significativa di ricerca fatta sul campo, di osservazione partecipata, di riflessione appassionata e severa sul soggetto che vuole conoscere e intervenire nella realtà. Un libro sul “vedere” per studenti universitari e operatori sociali, volontari e cittadini comuni che ancora vogliono volgere lo sguardo verso i grandi tabù dell’oggi: la povertà, l’esclusione, il dolore. Uniti da una speranza, scrive Floris: “lottare contro la macchina che ci rende cose e vincerla, con la sola forza dell’umanità che è in noi”. Paolo D'Elia