È la prima volta che mi avvicino alla letteratura sovietica e l'impatto è stato tutto sommato avvincente per un lettore ordinario non avvezzo alla letteratura slavista in generale. Un aspetto di interesse, oltre all'intreccio, è fornito dalla ricostruzione storica dell'ambiente (artistico-letterario) dell'epoca, che non pare tuttavia molto dissimile da queĺlo di altri Paesi contempiranei a struttura capitalista: etilismo e bizzarria come contrappasso alla genialità incompresa, situazioni di miseria e di degrado familiare. L'originaria matrice surrealista dell"A. si manifesta nell'inserimento di situazioni a volte disomogenee, che non è chiaro se siano avvenute nel passato o si svolgano nel presente, come l'assalto da parte dell'impresario al proprio teatro (dove si sono barricati i costumisti per dissidi sui pupazzi) nel mezzo di una "caccia all'uomo", anzi, all'artista, ancora ignoto, per le strade cittadine. O come l'improvviso viaggio del protagonista in un sovkoz del Caucaso tra indagini concrete e atmosfere oniriche.. Ciò che mi ha particolarmente colpito è la descrizione pessimistica della miseria, tanto materiale, quanto esistenziale, dei personaggi, che, nella letteratura sovietica dell'epoca, immaginavo invece dovere esprimere il sol dell'avvenire, in contrasto con le avverse miserie della società borghese. Soltanto il narratore-protagonista offre qualche sprazzo di positivismo realistico (perfino con un tentativo di happy end...) di fronte alla tragicità della vita ivi rappresentata.
