Poesie - Giorgio Baffo - copertina
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Letteratura: Italia
Poesie
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Descrizione


"Ultimo di una famiglia patrizia che risaliva al XII secolo, Giorgio Baffo nacque a Venezia il 1° agosto 1694 da Gio. Andrea e da Chiara Querini, e a Venezia morì il 29 luglio 1768. Fu sovrintendente alle Beccarie, camerlengo a Brescia e poi magistrato nella Quarantìa criminale per poco tempo. Il resto dei suoi settantatré anni lo visse tra il Ridotto, la Bottega d'Acque o gelateria dei Grigionesi a Santo Stefano, la Bottega di Caffè del Biricci in Calle dei Fabbri e la malvasia del Lazzaroni in Frezzaria, luoghi nei quali lo pedinava assiduamente Giovanni Battista Manuzzi, il confidente del Tribunale degli Inquisitori che denunciò anche il Casanova. "Il N.H. Zorzi Baffo" scrive il Manuzzi nella sua referta del 9 febbraio 1765 "ogni qual tratto ha delle nuove poesie da far sentire alle persone, le quali poesie sono vere empietà". Recitava, il Baffo, o leggeva, le sue sonettesse e i suoi madrigali, scritti su dei foglietti che teneva in tasca insieme alla pezzuola gialla da naso e alla tabacchiera, introducendosi nei crocchi o avvicinandosi all'orecchio degli amici libertini. Poi ciabattava verso un altro caffè o un'altra malvasia ad ingannare le ore della sua povera vita, allietata da qualche amore passeggero o soltanto dal sogno d'un amore, mai raggiunto. E più che altro dal gusto del parlare aperto, del chiamar le cose col loro nome, del fare scandalo per sollevare brutalmente il velo d'impostura che copriva i baccanali pubblici e privati di Venezia." (dallo scritto di Piero Chiara)

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Venditore:

Libreria Internazionale Romagnosi snc
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2 maggio 2013
211 p., ill. , Brossura
9788895249834

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Giorgio Baffo

(Venezia 1694-1768) poeta italiano. È noto soprattutto per i suoi componimenti licenziosi in dialetto veneziano, ma scrisse anche contro la corruzione della sua città e, in particolare, del clero (Raccolta universale delle opere di Giorgio Baffo, 4 voll., postuma, 1789). Sostenne una vivace polemica in versi con Goldoni e con i goldoniani, provocata dalla rappresentazione del Filosofo inglese, che nel gennaio del 1754 contendeva il favore del pubblico a Pamela maritata di P. Chiari. Alla sua opera, attualmente oggetto di rivalutazione, si interessarono in passato scrittori come Stendhal e Apollinaire.

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