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Anno edizione: 2022
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L'impresa di Gabriele D'Annunzio a Fiume. Il volto più umano e mesto, ma mai debole e disilluso, del Poeta Soldato che sogna di vivere al di sopra di ogni immaginazione, come un grande d'altri tempi, nel romanzo del grande storico italiano capace come pochi di trasformare il passato in racconto appassionante.
Il 12 settembre 1919 Gabriele D'Annunzio, alla testa di un gruppo di ribelli, granatieri, bersaglieri, cavalleggeri, arditi del Regio esercito italiano, occupa la città di Fiume. Dura poco più di un anno il governo retto dal Poeta, costretto alla resa nel Natale del 1920 dal Trattato di Rapallo che Giolitti firma con il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Alessandro Barbero, capace come pochi di trasformare la storia in un racconto entusiasmante, descrive, in questo romanzo, l'incredibile impresa del Poeta Soldato che sogna di vivere al di sopra di ogni immaginazione, come un grande d'altri tempi. Il «Comandante» è ritratto negli ultimi giorni della Reggenza del Carnaro attraverso gli occhi di Tom Antongini, amico e segretario di D'Annunzio a Fiume. Tom nel 1944 da Salò rievoca gli eventi vissuti in prima persona, sempre a fianco del Vate. Ed è una narrazione ironica, comprensiva, attraversata ora da ammirazione ora dal dubbio, che tratteggia un Gabriele stanco e malinconico per la vecchiaia che avanza, eppure sempre audace, donnaiolo, sperperatore, talvolta tanto preso da se stesso da apparire quasi inconsapevole delle concrete conseguenze della sua azione. Ma è soprattutto un D'Annunzio spiazzante che da un lato nutre i primi caratteri del fascismo – tra le file dei suoi ribelli si chiacchiera già di marciare su Roma –, dall'altro si circonda di socialisti, bolscevichi e sindacalisti. È il primo capo di Stato a riconoscere l'Unione Sovietica, e a sua volta guardato in questa impresa con simpatia da Lenin. A Fiume si realizzano non solo le manie estetizzanti del Vate, ma anche, a dispetto del personaggio, politiche volte a cercare di risolvere i contrasti sociali: la costituzione promulgata è libertaria, emancipata e anticipa molti valori della società contemporanea. Un romanzo appassionante, pubblicato per la prima volta nel 2003, in cui Barbero dipinge un D'Annunzio nei suoi piccoli atti, non ultimi quelli legati alla seduzione che mostrano l'umanità più fragile di Gabriele: prima che scada il suo tempo a Fiume non restino impuniti alcuni feroci sfruttatori di donne. Con una scrittura in grado di strappare un sorriso per le irriverenze e stravaganze del poeta, il ritratto di un eroe decadente, triste e deluso davanti al grande peso della Storia.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Le vicende storiche si fondono sapientemente con i tratti romanzati, regalando al lettore un affresco del Poeta estremamente realistico..Se poi lo si accosta ad M, il romanzo di Scurati, ci si rende conto che l'autore riesce anche a descrivere gli aspetti salienti della Sua personalità.
Un libro del 2003 piuttosto noioso, originariamente pubblicato da Mondadori e chissà perché riproposto da Sellerio venti anni dopo.. Si racconta dei piccoli fatti privati di D’Annunzio durante l’occupazione di Fiume, senza mai suscitare un livello di interesse accettabile. Il professor Barbero è un divulgatore eccellente ma mi spiace dire che questo romanzo non ha il brio dei suoi saggi o delle sue conferenze.
d'Annuznio negli timi giorni della sua impresa più gloriosa di Fiume. Il vate nonostante l'evidenza che la resa è ormai vicina, non perde il duo snimo passionale ed egocentrico. La passione rende giovane l'anima
Recensioni
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