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Anno edizione: 2020
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La famosa sentenza attribuita ad Aristotele, “O miei amici, non c’è nessun amico”, chi non l’ha citata?
Una volta modulata o orchestrata, fin nella sua grammatica, da un insieme di interpreti sonnambuli, vigili e automatici, ecco che attraversa sognante, recitazione salmodiata di un immenso brusio, il pieno giorno della nostra memoria: da Michel de Montaigne a Immanuel Kant, per esempio, da Friedrich Nietzsche a Maurice Blanchot, il pensatore dell’amicizia. Ma l’avvenire di questo “detto che Aristotele aveva molto familiare” (Montaigne, Dell’amicizia) ci viene ancora addosso. Già qui, è come se non fosse ancora arrivato, custodendo, in una delle sue pieghe, una promessa di democrazia ancora impensata, ancora impossibile, sempre a venire: la promessa, appunto.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
In questo corposo testo, Jacques Derrida affronta il tema dell'amicizia in una prospettiva politico-comunitaria, a partire dal famoso detto attribuito dalla tradizione ad Aristotele: “o miei amici, non ci sono amici”. La trattazione, in dieci lunghi capitoli, consiste per lo più in lunghe digressioni che affrontano il tema “da lontano”, attraverso ampi riferimenti all'intera tradizione occidentale di pensiero, con un occhio particolare per autori contemporanei come Bataille e Blanchot. Interessante il capitolo 5 che mette in dialogo il concetto di amicizia con quello di nemico teorizzato da Carl Schmitt. Personalmente la lettura mi è riuscita un po' ostica, probabilmente a causa della mia scarsissima familiarità con il pensiero e il metodo di Derrida, ma anche per la totale assenza di un apparato critico che guidi il lettore (non c'è un'introduzione, a parte la prefazione di Derrida, le uniche note sono quelle dell'autore, manca un indice analitico che aiuti ad orientarsi nella gran messe di nomi e concetti tirati via via in ballo). Raccomandato solo a lettori esperti.
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