Tanto ho apprezzato altri romanzi, e.g., l’Ala di Bronzo, quanto sono rimasto deluso da questo. La trama è quanto mai confusa e parecchi episodi sembrano tratti da film horror o da fumetti della Marvel. E.g., la storia dei morti che escono dalle tombe e poi rubano le lapidi non è nemmeno da Grand Guignol. Il duello volante tra le due protagoniste, Aconito, dura carceriera un po’ sado-maso, e Libellula, frigida sposa di un eunuco, ricorda da una parte le acrobazie dell’Uomo Ragno e dall’altra i guerrieri ninja con le loro lame volanti. L’autrice discetta in lungo e largo su taoismo e confucianesimo, senza disdegnare le teorie di Mo-Tsu, però lei sembra essere una fervente cattolica, dato che crede nella resurrezione dei morti. Infatti sia il gesuita Hsiu-Tung, svenatosi e dissanguato a morte, sia lo stesso mandarino Tan, colpito a morte al ventre e su altre parti corporee, e pure lui dissanguato quasi totalmente, due giorni dopo sono vispi e vegeti nelle loro occupazioni quotidiane. In più il gesuita, nel Vietnam del XVII secolo, è impegnato a parlare di Giordano Bruno, come se tutto il paese conoscesse la storia di questo grand’uomo arso vivo dalla chiesa cattolica! Che dire poi del curioso abito di parecchi protagonisti di nutrirsi di dosi giornaliere di arsenico, che dovrebbe essere un elisir di lunga vita, mentre in vivo è un tremendo veleno (basta ricordare il film Arsenico e Vecchi Merletti!). E che dire di una miscela di 5 minerali: fluorite, quarzo, stalattite, argilla rossa e zolfo che trasformerebbe gli uomini in esseri di luce garantendo loro la vita eterna? I personaggi sono marionette, che piroettano in modo sgraziato sul palcoscenico, grottesche caricature senza spessore. Il linguaggio è barocco (rococò!) e ridondante. Per non parlare di paragoni assurdi: “sopracciglia arcuate come uno stelo di cedronella”! Dovremo girare con questo stelo in mano per misurare quanto le sopracciglia dei passanti siano arcuate? E’ raro trovare una trama tanto sgangherata! Pier Giorgio Righetti
La polvere nera di maestro Hu. Un'indagine del mandarino Tan
Nel XVII secolo una piccola provincia costiera del Vietnam è amministrata con onestà dal Mandarino Tan, che si trova coinvolto in una misteriosa vicenda. Nella baia di Halong, una giunca dell'armatore Phung è stata assalita dai pirati, che hanno rubato il carico di metalli e spezie. I marinai sopravvissuti raccontano di essere stati aggrediti da cadaveri decomposti. Ma un altro delitto si profila all'orizzonte: il vecchio conte Diem, famoso per i suoi facili costumi, viene ritrovato con la gola tagliata sul balcone di casa sua, la porta chiusa dall'interno. Secondo la vedova sono sparite dal suo collo due collane di grande valore. Come se non bastasse, giunge la notizia di furti di pietre tombali dal cimitero.
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