Un Sepulveda giovane, le prime lotte, gli ideali, il sogno chiamato Allende e la dittatura che portò Sepulveda e alcuni suoi compagni all'esilio. Un libro un po' politico, di sinistra, ma che descrive bene la situazione vissuta in quegli anni in Cile
Sepulveda denuncia le iniquità del Paese in cui è nato e che ama, di quello in cui ha scelto di vivere e più in generale del mondo. Alle riflessioni sugli argomenti più scottanti della politica internazionale, in cui prende posizione contro Blair e Bush e la guerra in Iraq, si alternano i. commossi ricordi di amici scomparsi e storie quotidiane.
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Anno edizione:2008
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Marco Spinello 28 agosto 2017
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ROSSELLA IANNONE 20 giugno 2007
El poder de los suenos è un insieme di articoli pubblicati per la maggior parte su “Manifesto” o “Repubblica” tra il 2004 e il 2006. Il libro comincia con un discorso che Sepulveda ha tenuto il 16 aprile 2002 alla Biblioteca Nazionale di Santiago del Cile, nel corso della presentazione della casa editrice “Crediamo ancora nei sogni”. Ricorda di come quando, perchè non ancora maggiorenne, una stupida legge gli proibiva l’accesso alla Biblioteca Nazionale di Santiago del Cile, e di come riuscì a soddisfare il suo sogno: rubarne le chiavi, farne una copia, entrare di nascosto il sabato alla chiusura, e restare tra Garcia Lorca, Neruda, Leon Felipe ed altri, fino al lunedì mattina, giorno in cui sarebbe sgattaiolato dalla biblioteca, con un grande desiderio soddisfatto sotto la pelle. In lui deve essersi rafforzata in quel momento, la volontà di credere e di lottare per i propri sogni. Sogni che l’anno portato a combattere al fianco di Allende, contro la dittatura, contro la prevaricazione, contro le menzogne della politica del più forte. Leggo tanta roba, ma puntualmente resto incapace di non meravigliarmi, quando mi trovo di fronte al coraggio delle parole. Sepulveda è uno che non ha peli sulla lingua, che non ha avuto paura di combattere per quello in cui credeva, e che non ha paura di dire quella che per lui è la verità. Ha subito la tortura, ha vissuto l’esilio, ha trascorso le notti insieme ai suoi compagneros sognando un mondo migliore, e muovendosi per far si che non restasse soltanto un sogno. Leggere le sue parole è come stare ad ascoltarlo in silenzio, vicino alle fiamme di un camino e con, tra le mani, un bicchiere di buon "vinello".
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