Ciudad Juàrez, al confine del Messico, è considerata la città più pericolosa al mondo. Qui ha vissuto e qui è stata trucidata Susana Chàvez Castillo (SuChaCa per gli amici), nota per lo slogan "Ni una mas" che testimonia ovunque, con angosciante attualità, la necessità della militanza, del prendere posizione, nel non tacere! In un mondo ancora troppo succube del "patriarcato" (alla faccia dei negazionisti patrioti e governanti qui e altrove!) è fondamentale leggere queste 57 poesie che costituiscono l'intero corpus dell'autrice. Così come è importante leggere e condividere la prefazione di Concita De Gregorio (che ha anche curato questo volume pubblicato da Sur) "Un materiale incandescente". Le poesie non sono auliche. Sono dure e spigolose. Contengono messaggi definitivi, a volte senza speranza. Ma questa è la vita di frontiera che SuChaCa ha tentato di vivere. "Prima tempesta" è un'antologia di moti dell'anima, un grido disperato di amore (verso donne e uomini), un viaggio sotto il cielo messicano. Il popolo messicano che SuChaCa così ricorda nella poesia "Acteal" (villaggio indigeno del Chiapas dove furono uccise 45 persone della comunità pacifista Tzotzil): "...Non so perché Dio ci abbia annegati di povertà. Il mio popolo ha uno stomaco povero, ha povero il pensiero, povera la fiducia, povera l'anima. Il mio paese perde la sua infanzia ma ha ancora la sua "fede" perciò è lì che va portando l'anima." Sono poesie di carne e di sangue. Una lettura forse scomoda ma necessaria.
Prima tempesta. Non una donna di meno, non una morta di più
Le cinquantasette poesie di questo piccolo grande libro costituiscono l'intero corpus di una voce poetica destinata a essere ascoltata a lungo. Sono poesie scritte sul corpo; sono poesie sul vivere e sul precipitare, sulla corsa e sulla morte, sulla crescita e sull'amore; e sul disamore. In questi versi, Ciudad Juárez – il luogo in cui Susana Chávez ha vissuto tutta la sua breve vita – non è solo «la città più pericolosa del mondo», come è conosciuta ovunque: qui si può persino sentire il suono dei jukebox che arriva da qualche festa, la musica della radio per le strade, i suoni dei quartieri e della sua gente. E la voce che la descrive è forte anche quando si mostra debole, è cristallina anche quando sembra soffocata. Un libro che è stato pubblicato originariamente negli Stati Uniti dalla casa editrice diretta dal Premio Pulitzer Cristina Rivera Garza e che, nella vibrante traduzione di Concita De Gregorio, pubblichiamo in italiano per i suoi meriti letterari quanto per il suo valore civile.
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Lingua:Italiano
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MaRIOFREDOO 01 dicembre 2024POESIE DALLA FRONTIERA
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