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La vita oscena
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La vita oscena - Aldo Nove - copertina
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vita oscena

Descrizione


"Ero piccolo ma già sapevo che riempirsi di cose era il modo che usiamo per sentirci il più lontano possibile dalla morte". Un bambino osserva il mondo degli adulti con la sua voce tersa e visionaria. Il padre che guida velocissimo cantando jingle di Carosello, ma da quando la moglie si è ammalata spesso ferma l'auto di colpo e "fa la faccia della morte". La madre che era una hippy e ora ha il cancro e aspetta la morte, ma a morire per primo è il marito, "come un'offesa inimmaginabile". Rimasto solo, ormai adolescente, il protagonista sprofonda nell'alcol e negli psicofarmaci finché per errore non manda a fuoco la casa. E comincia la sua iniziazione all'abisso, dove droga e irrefrenabile desiderio sessuale ricalcano il meccanismo dell'attesa e del consumo che riempie le nostre esistenze. Una specie di morte in vita da cui però - imprevista - affiora la rinascita.
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Dettagli

2010
16 novembre 2010
111 p., Brossura
9788806200015

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 4/5

Il nostro modo di affrontare il dolore abbraccia reazioni così differenti. A volte ci diciamo, davanti ad una persona che vive un forte dolore, almeno reagisce bene. Oppure non riesce a farsene una ragione. C'è chi viene marchiato a fuoco da una perdita, da un evento e da allora tutta la sua esistenza è condizionata a quel dolore. In questo libro il dolore si veste di morte, "fa la faccia della morte". Appena quindicenne il protagonista, di cui nell'ultima parte del libro si conosce solo il nome che lui stesso sceglie come nome d'arte, perde entrambi i genitori... la discesa per lui è inevitabile, non prova neanche ad avere una reazione, "Il giorno in cui mia madre morì pensavo ad altro". La narrazione è così dannatamente introspettiva, così minuziosa che ad un certo punto si ha la sensazione di essere quel dolore, sulla lingua senti l'intorpidimento del flunitrazepam non diluito, ti sanguina il naso, ti sembra di scorgere te stesso nell'angolo di una stanza dove si scattano foto per una rivista porno. Tu sei lì che guardi nascosto quegli amplessi e non ne provi vergogna. La poesia e la musica cantano nenie spietate adagiando il protagonista in una culla, solo, sotto una tempesta e il livello narrativo si fa profondo e commovente: "Mi interessava la poesia. Perché potevo leggerla per una pagina e chiudere il libro senza dovermi chiedere come sarebbe andata a finire. Perché era a frammenti, come la mia vita. Perché sapeva raccontarmela in modo aspro, senza la compassione che si dà a chi non sta bene. Aprendone squarci improvvisi. Perché cercava la verità e non il successo. Perché la vera poesia è crudele. Perché la vera poesia fa male". E qui si cerca un commiato simile a quello di Georg Trakl che esplode in un delirio allucinato, tutto il dolore delle nascite e "il furioso lamento delle loro bocche in frantumi". Il finale troppo clemente non toglie quasi nulla alla bellezza struggente di questo viaggio.

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Aldo Nove

1967, Viggiù

Pseudonimo di Antonello Satta Centanin, Nove si laurea in filosofia e nel 1996 pubblica il suo primo libro per Castelvecchi, Woobinda e altre storie senza lieto fine, che Einaudi ripubblica nel '98 includendolo nel volume Superwoobinda. Nell'antologia einaudiana Gioventù cannibale, pubblica un racconto, Il mondo dell'amore. Ha pubblicato racolte di poesie, sia con il suo vero nome che con lo pseudonimo, da ricordare nel 2001 Nelle galassie oggi come oggi. Covers, in collaborazione Tiziano Scarpa e Raul Montanari. Definitivamente allontanatosi dai "cannibali" è attento alle questioni sociali della contemporaneità, esce così sempre per Einaudi Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese. Sanguineti lo pone insieme a Tiziano Scarpa e a Giuseppe...

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