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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2012
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Che bella scoperta questo libro. E questa autrice. Un romanzo ironico ma che, al tempo stesso, scandaglia con intelligenza vissuti, emozioni e archetipi universali. Al punto che, a tratti, sembra un saggio. Se almeno una volta nella vita vi si è spezzato il cuore e il vostro mondo è andato in frantumi, riuscirete a cogliere le tante sfumature del racconto di Mia, protagonista e voce narrante. Mia impazzisce, e non per modo di dire, dopo che il marito le comunica di volersi prendere una “pausa” dal loro lungo matrimonio e la conosciamo quando, alla fine della breve permanenza nella clinica psichiatrica, non ha voglia di starsene a casa. Ogni singolo oggetto che la popola è un elemento familiare che acuisce il suo dolore e decide così di trascorrere l’estate nel paesino di provincia dove è cresciuta, prendendo un alloggio a due passi dalla struttura dove vive l’anziana madre. “Seduta davanti a lei nel suo piccolo appartamento, mi resi conto che mia madre per me era un luogo, oltre che una persona.” “Nella follia si è totalmente chiusi nel proprio malessere, ed è necessario uno sforzo enorme solo per stare al passo con se stessi. La svolta verso il benessere può avvenire soltanto quando si permette a un pezzo di mondo di entrare, quando una persona o una cosa riescono a varcare la soglia.” E allora Mia si circonderà di persone care e di nuove, grazie alle quali inizierà a riscrivere la propria storia. L’estate senza uomini è un romanzo originale, evocativo e simbolico. Se fosse un dipinto, sarebbe “Le tre età” di Gustav Klimt.
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