Che bella scoperta questo libro. E questa autrice. Un romanzo ironico ma che, al tempo stesso, scandaglia con intelligenza vissuti, emozioni e archetipi universali. Al punto che, a tratti, sembra un saggio. Se almeno una volta nella vita vi si è spezzato il cuore e il vostro mondo è andato in frantumi, riuscirete a cogliere le tante sfumature del racconto di Mia, protagonista e voce narrante. Mia impazzisce, e non per modo di dire, dopo che il marito le comunica di volersi prendere una “pausa” dal loro lungo matrimonio e la conosciamo quando, alla fine della breve permanenza nella clinica psichiatrica, non ha voglia di starsene a casa. Ogni singolo oggetto che la popola è un elemento familiare che acuisce il suo dolore e decide così di trascorrere l’estate nel paesino di provincia dove è cresciuta, prendendo un alloggio a due passi dalla struttura dove vive l’anziana madre. “Seduta davanti a lei nel suo piccolo appartamento, mi resi conto che mia madre per me era un luogo, oltre che una persona.” “Nella follia si è totalmente chiusi nel proprio malessere, ed è necessario uno sforzo enorme solo per stare al passo con se stessi. La svolta verso il benessere può avvenire soltanto quando si permette a un pezzo di mondo di entrare, quando una persona o una cosa riescono a varcare la soglia.” E allora Mia si circonderà di persone care e di nuove, grazie alle quali inizierà a riscrivere la propria storia. L’estate senza uomini è un romanzo originale, evocativo e simbolico. Se fosse un dipinto, sarebbe “Le tre età” di Gustav Klimt.
L' estate senza uomini
Alla prevedibilità del marito Boris, che sceglie un'amante giovane (e in piú francese!), Mia oppone la sua imprevedibilità di donna. Parte per il Minnesota, dove vive l'anziana madre, e trascorre un'estate senza uomini. Circondata dalle amiche della madre, ottuagenarie piene di risorse, dalle allieve adolescenti di un corso di poesia, tormentate e perfide, Mia ritrova la propria indipendenza, e subito dopo l'empatia verso le storie degli altri, e subito dopo il desiderio d'amare e di essere amata. Boris, insigne neuroscienziato newyorkese, si è concesso una «pausa», vale a dire un'amante piú giovane, e la moglie Mia, poetessa e filosofa, l'ha presa male ed è finita in ospedale con una diagnosi di «psicosi reattiva breve». Uscita dall'ospedale, Mia non se la sente di tornare nella casa disertata dal marito, e decide cosí di allontanarsi per qualche tempo da New York per andare a trovare la madre, che abita in una struttura residenziale per anziani a Bonden, Minnesota, la cittadina dove Mia è nata e cresciuta. Comincia cosí questa inconsueta storia di una convalescenza, la convalescenza di una donna che, sperimentando un'estate senza uomini, riscopre in una realtà provinciale apparentemente squallida e monotona un mondo di relazioni umane ancora piú ricco e coinvolgente di quello a cui era abituata nella sua sofisticata vita di intellettuale metropolitana. Non si pensi però a un'ingenua riscoperta delle radici, perché lo sguardo posato da Siri Hustvedt sulla provincia americana non ha nulla di idilliaco: le tenere adolescenti che studiano poesia sottopongono le compagne a raffinate torture psicologiche, le arzille vecchiette ricoverate in ospizio coltivano lubrichi «divertimenti segreti », e le simpatiche famigliole nelle loro villette suburbane sono lacerate da violenti diverbi. In questo mondo apparentemente mansueto ma intimamente turbolento, Mia irrompe come una sorta di deus ex machina, suscitando confidenze, svelando intrighi e risolvendo conflitti, e da questo mondo in cambio riceve una nuova consapevolezza di sé: abituata a considerarsi bella e intelligente, Mia si scopre anche umana e autonoma, e soprattutto degna di essere amata. L'estate senza uomini finisce cosí per rivelarsi un sorprendente romanzo d'amore, un'intensa e raffinata meditazione narrativa sulla piú irrazionale, incoerente, profonda e persistente delle forme di convivenza umana: il matrimonio. *** «Un viaggio nella commedia romantica, sia nella classica versione hollywoodiana dell'amore attaccabrighe, sia nel solco di Persuasione di Jane Austen». «The New York Times Book Review»
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Marina 26 marzo 2022Originale, evocativo e simbolico
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Marina 26 marzo 2022Originale, evocativo e simbolico
Che bella scoperta questo libro. E questa autrice. Un romanzo ironico ma che, al tempo stesso, scandaglia con intelligenza vissuti, emozioni e archetipi universali. Al punto che, a tratti, sembra un saggio. Se almeno una volta nella vita vi si è spezzato il cuore e il vostro mondo è andato in frantumi, riuscirete a cogliere le tante sfumature del racconto di Mia, protagonista e voce narrante. Mia impazzisce, e non per modo di dire, dopo che il marito le comunica di volersi prendere una “pausa” dal loro lungo matrimonio e la conosciamo quando, alla fine della breve permanenza nella clinica psichiatrica, non ha voglia di starsene a casa. Ogni singolo oggetto che la popola è un elemento familiare che acuisce il suo dolore e decide così di trascorrere l’estate nel paesino di provincia dove è cresciuta, prendendo un alloggio a due passi dalla struttura dove vive l’anziana madre. “Seduta davanti a lei nel suo piccolo appartamento, mi resi conto che mia madre per me era un luogo, oltre che una persona.” “Nella follia si è totalmente chiusi nel proprio malessere, ed è necessario uno sforzo enorme solo per stare al passo con se stessi. La svolta verso il benessere può avvenire soltanto quando si permette a un pezzo di mondo di entrare, quando una persona o una cosa riescono a varcare la soglia.” E allora Mia si circonderà di persone care e di nuove, grazie alle quali inizierà a riscrivere la propria storia. L’estate senza uomini è un romanzo originale, evocativo e simbolico. Se fosse un dipinto, sarebbe “Le tre età” di Gustav Klimt.
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