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VEGLIA
1.
*
Enorme, grigia e imponente, Ashdown sorgeva su un promontorio, a una ventina di metri dalla viva parete della scogliera, ed era lì da più di un secolo. Per tutto il giorno i gabbiani ruotavano intorno alle sue guglie e torricelle con strida rauche e luttuose. Per tutto il giorno e per tutta la notte le onde si scagliavano forsennate contro la barriera di roccia, diffondendo un ruggito senza fine, come di traffico intenso, per le camere glaciali e i corridoi intricati ed echeggianti della vecchia casa. Anche le parti più vuote di Ashdown (e attualmente era vuota in gran parte) non erano mai silenziose. Le camere più abitabili erano assiepate tra il primo e il secondo piano, a picco sul mare, inondate durante il giorno da una gelida luce solare. Al pianterreno la cucina dal soffitto basso, lunga e a forma di L, aveva soltanto tre piccole finestre ed era avvolta in un'ombra perenne. La spoglia bellezza di Ashdown sfidava gli elementi e mascherava il suo essere sostanzialmente inadatta all'insediamento umano. I più vecchi e i più prossimi tra i vicini ricordavano ancora, quasi con incredulità, che un tempo era stata una residenza privata, la dimora di una famiglia di otto o nove membri appena. Ma vent'anni prima l'aveva acquistata la nuova università, e ora ospitava un paio di dozzine di studenti: una popolazione mobile e cangiante come l'oceano disteso ai suoi piedi e proteso nell'orizzonte, di un verde malsano e agitato da pena infinita.*
Forse i quattro sconosciuti al suo tavolo le avevano chiesto il permesso di sedersi accanto a lei, o forse no. Sarah non ricordava. Le pareva che ora stesse nascendo una discussione, ma non sentiva cosa dicevano, anche se percepiva l'alzarsi e l'abbassarsi delle voci in un risentito contrappunto. Ciò che ascoltava e vedeva all'interno della sua testa era ben più reale, al momento. Un'unica parola velenosa. Occhi lampeggianti d'odio indefinito. La sensazione che non le avesse parlato ma sputato addosso. Un incontro durato quanto? due secondi? meno? ma che da più di mezz'ora, involontariamente, la sua memoria continuava a rivivere. Quegli occhi. Quella parola. Non c'era modo di sbarazzarsene, almeno per un po'. Anche ora, mentre il tono delle voci intorno saliva e diventava sempre più animato, una nuova ondata di panico si gonfiava in lei. Colta improvvisamente dalla nausea, chiuse gli occhi.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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