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Anno edizione: 2016
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Jón Kalman Stefánsson ritorna con un grande romanzo corale per raccontare l'anima di un paese, e quel potere delle parole di dare corpo ai desideri e decidere destini, di farci affrontare le acque più insidiose.
Le stelle le vedi soltanto al buio, così ti ricordi che il buio non può spegnere ogni luce.
«Le persone possono trasformarsi in una lacrima o in un pugno – a volte la differenza tra le due cose è molto sottile» e racchiude la storia di un'intera famiglia. Dopo aver mandato all'aria il suo matrimonio, la scrittura ed essere fuggito lontano, Ari torna in Islanda per incontrare il padre malato e vicino alla fine. Ma il muro di silenzi che li divide lo obbliga a un viaggio indietro nel tempo che intreccia i destini di tre generazioni e le diverse anime di un paese. Un paese di pescatori stretto tra un mare che dà e prende la vita, e un cielo infinito che nutre i sogni e il bisogno di poesia, dove il nonno Oddur, l'eroe dei fiordi, crede solo nella sua lotta per la sopravvivenza, mentre nonna Margrét incontra un uomo che le insegna a leggere le stelle. È lo spirito ribelle di Margrét che Ari sembra ereditare attraverso le donne della famiglia, dalla zia Veiga che durante la guerra si abbandona all'amore e diventa la «puttana dei tedeschi», alla zia Lilla che compone i suoi unici versi alla morte della figlia perché non sia mai dimenticata. E sono le voci immortali della letteratura e della musica a risuonare in questo romanzo, da Dante a Hemingway, da Elvis a Mozart, alle band islandesi, ai Dire Straits. Una saga famigliare cominciata con I pesci non hanno gambe che racconta un secolo di storia attraverso i due angoli opposti del paese, e tutta l'ironia, la poesia e la sensualità dell'esistenza. Il viaggio di un uomo e di uno scrittore che si guarda indietro alla ricerca delle parole da mettere in salvo e tramandare, per ricordarci chi siamo, per vincere l'oblio del tempo e quel silenzio che ci può trasformare in una lacrima o in un pugno. Jón Kalman Stefánsson ritorna con un grande romanzo corale per raccontare l'anima di un paese, e quel potere delle parole di dare corpo ai desideri e decidere destini, di farci affrontare le acque più insidiose.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Dopo la lettura de "I pesci non hanno gambe" nel lettore resta qualche dubbio irrisolto, qualche domanda e il modo per rispondervi e leggere "Grande come l'universo". Non credo sia obiettivo recensire singolarmente questo libro, in quanto molti degli eventi ivi descritti e narrati non sarebbero comprensibili senza aver letto la parte precedente. "Grande come l'universo" riprende esattamente da dove si interrompe l'altro, ma - ciononostante - il registro generale cambia: se nel primo si ha l'impressione che la vita possa sorgere, quasi sgorgare dalla morte, qui la Morte assume la connotazione di fine ultimo dell'esistenza, non necessariamente negativo, ma naturale, ovvia conclusione della vita, a volte dolorosa, altre meno. Gli eventi vissuti dai personaggi sono terribilmente luttuosi, ma essi sanno sempre ricavarne forza e nuove energie per affrontare la Vita, o meglio la Morte che incombe; le passioni sono un'àncora di salvezza; l'Amore, in tutte le sue sfumature, aiuta i personaggi (di volta in volta protagonisti) ad andare avanti. Sembra non ci sia mai un giusto o sbagliato inciso nella pietra, ogni individuo combatte la propria battaglia, in ognuno si agitano passioni segrete ed ineffabili. In questo secondo capitolo talora sogno e realtà, ricordo e fantasia si intrecciano e si confondono e non è necessario sapere dove si trova il confine tra i due; alla fine si svela (o quasi) l'identità del narratore per chi volesse coglierla. Esistere è bello.
Recensioni
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