Negli ultimi anni sembra che si assista a un proliferare di capolavori nel mondo del fumetto. A ogni nuova uscita o riproposta non c'è chi non paragoni l'opera a un Preacher piuttosto che a un Sandman, o non si affermi che il nuovo ciclo può a buona ragione stare accanto a un Ritorno del Cavaliere Oscuro piuttosto che a un Maus e via discorrendo. Naturalmente, la maggior parte delle volte, il paragone si rivela qualcosa di meno che imbarazzante e infondato. Questo da una parte. Poi dall'altra parte c'è Alan Moore. Ha dello sbalorditivo come ogni sua opera completi la precedente (anche se tratta di argomenti completamente differenti) e proponga qualcosa di nuovo e di ancora non visto. Così per questo Providence (il secondo di tre volumi; la serie, arrivata al decimo capitolo di dodici, è ancora in fase di pubblicazione negli USA), che prende e amplia i precedenti "Il Cortile" e "Neonomicon" per temi e ambientazione. E anche in questo caso Moore ha accanto, ai disegni, uno stupefacente Jacen Burrows, in grandissima e smagliante forma.
