Già con "Sirene" Laura Pugno aveva dimostrato di essere una scrittrice fuori dal coro, dando vita a un romanzo particolare e senza speranza, utilizzando uno stile moderno e una voglia di raccontare storie particolari, sempre al confine tra narrativa e fantastico. Non si smentisce con questo secondo lavoro, "Quando verrai" è il crudo racconto di una realtà come quella di essere molto al di sotto della soglia di povertà, quando sei una bambina, Eva, che vive sola con la madre, in una roulotte perennemente parcheggiata in una stazione di servizio. Un incipit bello pronto per esser vittima dei cliché della normale narrativa. Ma qui non c'è nessuna Cenerentola. Lontanissima da ogni stereotipo di "bambina povera ma speciale", Laura Pugno descrive quanto può accadere in un ambito simile e quando le difficoltà sembrano fin troppo traumatizzare la piccola, che si accorge degli atteggiamenti della madre coi clandestini, ecco che la situazione per il lettore si fa dura da digerire perché viene descritto un rapimento nei suoi più morbosi dettagli. Si osserva l'evoluzione della piccola Eva dagli 11 ai 13 anni, in un modo in cui nessun ragazzino dovrebbe mai conoscere, turbata nel bel mezzo di un'immacolata infanzia da attenzioni di (adulti) clandestini che diventano ben presto abusi. Quello che accade dopo è ormai il tipico stile dell'autrice, che pur rimanendo fermamente ancorata alla cruda realtà, si diverte a dare uno spessore unico alle sue storie inserendo elementi fantastici nella trama. Quanto più il contesto sembra realistico, tanto più l'effetto sarà straordinario. In questo caso il punto di partenza è la presenza della "psoriasi" della protagonista, che dopo la perdita dell'innocenza comincia a percepirne gli effetti. Ben presto capisce che basta un leggero tocco per utilizzare il suo potere. Sarà l'unica a possedere questo "dono"? Così è tutta la seconda parte del romanzo, fatta di fughe e bagliori di speranza. Questo espediente è però subito vittima di prevedibilità su almeno un aspetto del finale. Ciò non preclude affatto la godibilità del testo, solo che non è mai buona cosa far sentire il lettore troppo padrone del rompicapo intessuto dallo scrittore. Laura Pugno riesce ancora una volta a raccontare una storia in modo pulito, ma sporco. Mentre il suo stile è una modernissima terza persona tirata a lucido grazie a dialoghi inglobati nella narrazione (niente virgolette, per intenderci), dall'altra parte, ancora una volta dopo "Sirene", si percepiscono gli ambienti, per quanto neanche descritti minuziosamente, come realistici, sporchi. Si passa dai guardrail delle strade di mare, alla descrizione della laguna che si forma nella prossimità dei delta dei fiumi delta, luogo così poco trattato che nasconde invece tanti elementi interessanti da scoprire (come i fuochi spontanei sull'acqua dovuti agli scarichi, o le anguille intorpidite nella notte). Che la storia sia svolta in Italia lo si scopre in un breve dialogo (ma non si sa esattamente di quale città si tratti), forse sarebbe stato meglio lasciare questo dettaglio in sospeso, ma d'altronde definire un punto di contatto con la realtà serve a comprendere meglio il concetto di immigrazione, se è possibile vederla con i proprio occhi ogni giorno. Non è ancora un romanzo perfetto, supera "Sirene" solo grazie al fatto che in questo caso c'è una protagonista femminile molto più particolare e interessante, nonché una trama maggiormente accessibile. Ma manca ancora qualcosa per diventare una storia di grande impatto e non solo un racconto diluito in romanzo. I personaggi più interessanti sono Eva e Sofia/Montserrat, insieme farebbero faville e lo si percepisce in ogni istante in cui sono vicine. Mentre per gli altri, compreso il co-protagonista, non si prova nessuna empatia o odio particolare, neanche nei momenti commoventi. Un finale che lascia sul più bello chiude questo racconto molto asciutto, che a questo punto poteva essere ancora più asciutto dato che c'è anche qualche momento di noia. Laura Pugno è una scrittrice particolarmente sintetica oppure è solo colpa della sfiducia dei grandi editori nel lasciare ai giovani autori più spazio per le loro storie? Da tenere assolutamente sott'occhio questa autrice. Prima o poi Laura Pugno scriverà un capolavoro.
Eva è cresciuta senza padre, vive in roulotte con sua madre Leila, e affronta l'adolescenza aggirandosi in un mondo ai limiti della legalità fatto di ambulanti, immigrati clandestini e nessuna sicurezza tipica della vita borghese. Come se non bastassero le attenzioni morbose di Stasi - il compagno di sua madre - Eva viene rapita per qualche giorno da un vagabondo che, esattamente come lei, ha il corpo afflitto da misteriose macchie a cui non sembra esserci rimedio. L'incontro con l'uomo la rende definitivamente consapevole delle facoltà che si nascondono dietro il suo apparente problema fisico: un terribile potere con cui dovrà imparare a convivere e, nello stesso tempo, il delicato e devastante strumento attraverso cui conoscerà il mondo e se stessa. Il secondo romanzo di Laura Pugno sceglie una prospettiva totalmente nuova attraverso cui raccontare i temi universali dei riti di passaggio e della scoperta di sé.
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Anno edizione:2009
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Angelo Iavarone 02 dicembre 2011
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