Per chi ama questo genere di libro è ottimo. Si sa già la storia, ormai sappiamo fin troppo bene come vanno le cose in questo "mondo" lontano da noi. Nulla di spettacolare paragonato ad altri libri sull'argomento. Ovviamente il racconto è molto toccante
Quello che mi spetta
Teheran. A quindici anni Masumeh non ha mai conosciutola libertà. Conosce l'obbedienza. Al padre e ai fratelli. Conosce le percosse, di cui spesso è vittima. Conosce i doveri che si pretendono da una ragazza d'onore come lei: portare il chador, servire l'uomo sempre e comunque, camminare svelta con lo sguardo rigorosamente rivolto verso il basso. Eppure, oggi. Masumeh ha disobbedito. Ha usato alzare gli occhi verso il giovane che ogni giorno la osserva negli stretti vicoli della città. Lui è Saeid e lavora come apprendista in una farmacia. Basta poco perché quello scambio di sguardi si trasformi in un amore forte e appassionato. Un amore pericoloso, impossibile da nascondere. A scoprirli è il fratello maggiore di Masumeh. La ragazza deve essere punita, si è macchiata del peggiore dei peccati, amare. Ma le botte e la violenza non bastano. Per salvare l'onore della famiglia si deve sposare subito, con un uomo scelto dai fratelli. Da questo momento in poi a Masumeh non resta altra scelta che accettare il suo destino. Prima come moglie dedita a compiacere ogni desiderio di un marito assente ed egoista, poi come madre di tre figli. E mentre l'Iran è sconvolto dalla rivoluzione, attingendo a una forza che non credeva di avere, la donna sacrifica sé stessa per crescerli e farli studiare. A darle coraggio è l'amore silenzioso che coltiva dentro di sé. Perché non ha mai dimenticato Saeid. E attende solo il giorno in cui finalmente forse avrà quello che le spetta. Un romanzo sull'amore e sulla speranza, sull'odio e sulla sofferenza, in cui Parinoush Saniee, con coraggio e determinazione, svela la vera condizione delle donne iraniane, prigioniere della tradizione, che lottano ancora, in questi giorni e in queste ore, contro il fanatismo.
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Edizione:2
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Anno edizione:2010
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Ila 25 novembre 2021Bel libro
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emanuela mottola 23 dicembre 2011
avrei dato di più fino a 10 pagine dalla fine perchè è una bella storia. ma con un finale così mi dispiace ma 3 stelline è il massimo che riesco a dare..
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MAURIZIO RICCI 28 novembre 2010
L'autrice fatica a conciliare l'esigenza di trattazione analitica della sua visione della società iraniana e del (non) ruolo delle donne con lo sviluppo della trama, o meglio del pretesto narrativo. La "fabula" è infatti piana e scorrevole, non c'è nulla che il lettore non si aspetti. Pessimi i dialoghi: nessuno parla in forma di saggio sociologico, in nessuna parte del mondo. Si arriva alla fine della lettura per puro automatismo, ma non accade nulla. I personaggi sono tetragoni e privi di emotività estemporanea, non escono mai dal proprio personaggio (non è un gioco di parole). Peccato perchè il racconto è ricco di informazioni e di suggestione; per ovvie ragioni, la parola Islam non appare mai.
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