Forse, il titolo generico di "Racconti perversi" non è così adeguato per definire le storie brevi (alcune brevissime), che questo libro raccoglie. I protagonisti infatti non sono persone particolarmente perverse quanto piuttosto creature solitarie, sconcertate, inciampate nei tranelli della vita. Cercano un'uscita dal labirinto nel quale vanno vagando, un varco che li riconduca verso un mondo di dimensioni accettabili. Possiamo dire quindi che la perversità, più che nei personaggi, sta nelle circostanze che condizionano le loro vite. L'autore ha deciso che, fino a quando quelle circostanze permangono e coloro che ne sono vittime sopravvivono, non si può e non si deve scrivere su altro; farlo sembrerebbe sfuggire a evidenti responsabilità. Dobbiamo, infatti, riconoscere che viviamo in tempi in cui lo scrittore e le sue creature, per conservare un minimo di sensatezza, non hanno paradossalmente altro scampo che rifugiarsi nella pazzia. Non dobbiamo, però, preoccuparci più di tanto per il titolo di questo libro: non è il nome che fa le cose. Lo aveva già detto con altre parole Shakespeare: "Cosa è un nome? Ciò che chiamiamo rosa avrebbe lo stesso dolce profumo con qualsiasi altro nome".
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Anno edizione:2007
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