La ragazza della palude di Delia Owens è un romanzo intenso e indimenticabile, ambientato tra gli anni ’50 e ’70 nel North Carolina. La protagonista, Kya Clark, è una bambina abbandonata dalla madre, dai fratelli e infine dal padre alcolizzato: cresce da sola in una baracca fatiscente, sopravvivendo grazie alla pesca e al suo legame profondo con la natura. Disprezzata e isolata dalla comunità di Barkley Cove, che la soprannomina “la ragazza della palude”, Kya trova nella solitudine e nello studio dell’ambiente la forza per andare avanti, fino a diventare una naturalista autodidatta stimata. La sua vita, segnata da abbandoni e pregiudizi, è attraversata anche da esperienze amorose: Tate, che le insegna a leggere e scrivere, e Chase Andrews, ragazzo affascinante ma violento, la cui morte scatenerà un processo che vedrà Kya come principale sospettata. Eppure, sebbene la cornice narrativa sembri quella di un legal thriller, il cuore del romanzo non è il processo: il lettore intuisce da subito dinamica ed esito, mentre il vero fulcro resta la formazione di Kya e il suo riscatto. Lo stile della Owens è scorrevole, poetico e accessibile: la lettura procede con facilità, arricchita da descrizioni naturalistiche tanto vivide da far percepire il fruscio delle canne e il richiamo degli uccelli acquatici. La palude non è solo un’ambientazione, ma un personaggio vivo, specchio della protagonista. Il titolo italiano non rende appieno la forza dell’originale Where the Crawdads Sing, espressione che evoca un luogo remoto e incontaminato, simbolo della condizione di Kya, costretta ai margini della società ma capace di trasformare quella marginalità in risorsa. Il romanzo mostra come l’etichetta di “strana” e “diversa”, ripetuta dalla comunità, abbia segnato Kya: eppure, proprio dall’emarginazione trae la forza per vivere, dimostrando di essere migliore di chi l’ha giudicata. Un libro scorrevole, emozionante e potente: 5 stelle su 5.
