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Anno edizione: 2021
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Vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa 2020
Un romanzo magistrale, premiato con il Pulitzer e acclamato dalla critica, che ancora una volta fa luce su un angolo buio di storia americana e conferma il posto di Whitehead tra i più grandi autori americani contemporanei.
Primi anni Sessanta, Florida. Il movimento per i diritti civili sta prendendo piede anche a Frenchtown, il quartiere afroamericano della capitale, ed Elwood Curtis, un ragazzino cresciuto dalla nonna, si forma sugli insegnamenti di Martin Luther King. Il suo grande sogno è frequentare il college e iniziare la sua nuova vita, ma proprio il primo giorno di scuola accetta un passaggio su un'auto rubata. Pur non c'entrando nulla con il furto, Elwood viene spedito alla Nickel Academy, una scuola-riformatorio per soli maschi la cui missione è trasformare il piccolo delinquente in "un uomo rispettabile e onesto". Questo sulla carta. Perché nei fatti la Nickel Academy è un vero e proprio viaggio all'inferno.
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Doloroso, ma necessario. Quasi non servirebbero altre parole per descrivere le sensazioni che fa provare questo libro. O forse ne servirebbero mille e non basterebbero ancora, perché il tema trattato merita che se ne parli il più possibile. Il libro racconta la storia di un ragazzo afroamericano nella metà del '900, uno dei tanti, purtroppo. Mi hanno colpito soprattutto le grida di dolore che si sollevano in vari punti della storia, da persone diverse, ma sempre per lo stesso motivo. Finale inaspettato e commovente. Onore al merito: Premio Pulitzer più che dovuto.
Libro accattivante, violento nei temi eppure necessario. L'autore racconta ancora una volta dopo " la ferrovia sotterranea" il razzismo e la violenza di un paese che sebbene grande e libero deve fare i conti con le tante incongruenze che segnano la sua storia, anche quella recente. Consigliatissimo
Il libro è solido, ben scritto, con qualche sagacia umoristica qua e là; tuttavia è mancato qualcosa. La sensazione è la stessa che mi ha lasciato la lettura de "La ferrovia sotterranea" (nonostante abbia preferito "I ragazzi della Nickel"): Whitehead non riesce ad arrivarmi, e credo dipenda dalla sua costruzione dei personaggi. Subiscono ed agiscono, ma il tutto rimane ad un livello superficiale e si ha la sensazione che nulla li scalfisca, li tocchi in profondità, come se fossero costituiti da un nocciolo duro ed impenetrabile. Diventa perciò impossibile empatizzare con loro, ed è davvero un peccato, qui ancora di più che ne "La ferrovia sotterranea", perché si assaporano dei momenti in cui la distanza tra lettore e personaggio sembra assottigliarsi, soprattutto nell'ultimissimo passaggio del romanzo. La vicinanza si sfiora, ma poi va persa e si ha una sensazione di insoddisfazione.
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