"Chi naviga in certi mari incontra certi pesci " sosteneva Mao Tze Tung.Con le otto parole del grande Timoniere possiamo riassumere l'esistenza di Arnaldo Gesmundo.Anche la pronuncia del suo nome ha trovato un' adeguata declinazione:meglio chiamarlo Jess ( il Bandito) come il celebre rapinatore di banche americano. Un soprannome che agevola il labiale, molto suggestivo e meritato poiche' il protagonista ha scritto piu' pagine nella storia criminale del dopoguerra." Ma se sono nato su un marciapiede e' colpa mia?" lamenta oggi autogiustificativo l'ormai ultraottantenne Arnaldo,voltando la testa a guardare un passato illuminato malamente dalle lampadine nelle celle di detenzione che l'hanno a lungo ospitato. Malavitoso d'altri tempi, con denunce in quantita' tale da comporre una lista lunga quanto l'elenco telefonico. Nel colpo del secolo a Milano in cui egli partecipo' non venne sparato neppure un colpo, al contrario di quanto avviene oggi in cui gli agguati vengon fatti anche con il bazooka. I 7 uomini d'oro quel 27 febbraio 1958 assaltarono un furgone portavalori indossando tute da operaio, una forma paradossale e rovesciata di "working class heroes". Indubbiamente uomini che espressero perfettamente il pensiero di Bertolt Brecht. Questi sosteneva come fosse piu' criminale fondare una banca che rapinarla. Enunciato provocatorio per il pensatore francese, traduzione pratica per Jess e compari : i sacchi asportati contenevano denaro in transito tra istituti di credito. Ma Via Osoppo per Gesmundo e' l'inizio della Via Crucis : si inanellano guai su guai e coincidenze sfortunate che proseguono in detenzione e in liberta'.Se la vita e' una partita a carte, il destino gli ha servito carte con un due di picche costante. Ma l'esistenza si configura ad un tavolo da gioco dal quale non puoi alzarti e Jess subisce di tutto: processi doppi per lo stesso reato, coincidenze negative inverosimili, incidenti stradali da ridurlo a pezzettini. Perche' le condanne si scontano in prigione ma anche in liberta'. Ricca la descrizione delle condizioni disumane patite in carcere, nell'indifferenza dell' allora societa' in-civile.
Il ragazzo di via Padova. Vita avventurosa di Jess il bandito
Arnaldo Gesmundo, classe 1930, milanese di via Padova, è stato uno dei sette componenti del commando di rapinatori che il 27 febbraio 1958 a Milano assaltò un furgone portavalori in via Osoppo, un colpo passato alla storia come "la rapina del secolo". Arnaldo, soprannominato dalla stampa Jess il bandito, non ha vissuto solo quell'esperienza, la sua esistenza è impregnata di avventura e storia, 50 anni di cronaca italiana e di "etica criminale". Jess si racconta in questa biografia, scritta a quattro mani con Matteo Speroni, autore milanese da sempre attento alle storie provenienti dai quartieri più periferici e vivi della città. Arnaldo, oggi un tranquillo pensionato, ricostruisce la sua vita come metafora di una generazione perduta, dalla Milano popolare degli anni bui del fascismo, all'immediato secondo dopoguerra con via Padova come paradigma sociale di quell'epoca e della città in continuo mutamento. La vita di strada, la vecchia mala milanese, la violenza cruda della guerra, dal rito iniziatico della fuga giovanile a Marsiglia, altro luogo simbolo, alla voglia di rivalsa dei primi furti, fino agli spettacolari assalti alle fortezze del danaro, banche e furgoni portavalori, la sua specialità. Una parte dell'opera ripercorre le terribili vicende di cui fu diretto protagonista nelle galere di tutta Italia dagli anni del boom economico fino alle rivolte carcerarie degli anni settanta, con analisi approfondite e mai banali, degne di un criminologo, senza fare sconti a nessuno. Storie di vita e malavita, arricchite da un'importante documento inedito: il carteggio tra Arnaldo Gesmundo e Franco Di Bella, storico capocronista del Corriere della Sera.
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Stefano Vaglio Laurin 26 febbraio 2016
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