lo stile e la forma sintattica non sono tra i più piacevoli, vista la complessità dei concetti, che sovente ricorrono e il loro meccanico sviluppo che rende la lettura poco sciolta e talvolta stucchevole. Di due anni precedente rispetto al famosissimo "Orgoglio e pregiudizio" (1813), questo romanzo della Austen, il suo primo romanzo, inevitabilmente mi porta a fare dei paragoni col fratello successivo. Essendo il suo primo sforzo letterario, e non me ne vogliano i super fan della Austen, ho trovato "Ragione e sentimento" leggermente meno maturo di "Orgoglio e pregiudizio" di cui ho maggiormente amato i protagonisti. oerò è comunque un bel libro.
Ragione e sentimento
Apparso la prima volta in forma anonima e subito amatissimo dai lettori, Ragione e sentimento è ambientato negli ultimi anni del Settecento e segue il passaggio all'età adulta delle sorelle Dashwood, Elinor, Marianne e Margaret. In seguito alla morte del padre, la proprietà in cui sono cresciute viene ereditata dal fratellastro maggiore John e da suo figlio, così le ragazze, insieme alla madre, sono costrette a traslocare nel modesto Barton Cottage, concesso in affitto da un lontano parente. Qui conosceranno i palpiti dell'amore e le insidie di una società tutta presa da trame di opportunismo e sete di ricchezza, ma arriveranno lo stesso a conoscere una felicità sincera, conquistandola a modo loro.
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Autore:
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Anno edizione:2024
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In commercio dal:19 giugno 2024
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Il romanzo è raffinato, delicato e superbo allo stesso tempo. Ci presenta l'immagine di personaggi in un'Inghilterra storica, fatta di carrozze, doti e passeggiate nella lussureggiante campagna inglese. La vicenda è quelle di due sorelle agli antipodi nel modo in cui affrontare le passioni, l'amore, la vita. E è proprio questo diverso approccio al mondo che l'autrice vuole presentare: uno più impulsivo e travolgente, l'altro più prudente e misurato. E' inevitabile schierarsi e identificarsi in Elinor o Marianne, senza comunque screditare nessuna delle due. Purtroppo, a mio avviso, sicuramente opinabile, ho trovato il romanzo svilente per la condizione della donna. O meglio, l'epoca imponeva uno svilimento per la propria condizione. L'otium artistico alla quale erano costrette, questa indolenza scandita solo da partite a carte, letture e inviti a sempre nuovi ospiti mi hanno amareggiata e non mi hanno certo fatto rimpiangere la figura della donna odierna. Certo Marianne rappresenta la volontà di riscattarsi da determinati crismi e clichè, rincorrendo l'amore, indipendentemente dalla posizione economica e sociale dell'amato e senza rispettare tutte quelle regole di buon costume che l'epoca richiedeva. Ma sebbene questi sforzi anche lei rimane intrappolata nei meccanismi di matrimoni vantaggiosi e programmati, dapprima con insofferenza per poi adagiarsi e amare quella condizione di vita. Per me è stato deludente un finale di tale sorta; vedere piegata anche la figura più forte e intrigante del romanzo ha rappresentato per me un fallimento del genere femminile, per quanto gli intenti della Auesten fossero del tutto opposti. E' comunque un classico scorrevole e leggibile
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